Normandia e Bretagna in macchina: il nostro itinerario

Da un pò di tempo pensavamo di organizzare un viaggio in macchina in Europa. Così la scorsa estate abbiamo costruito in itinerario in Francia per unire i desideri di ciascuno di noi 3: per me quello di vedere Mont San Michel, per mio marito i luoghi dello sbarco in Normandia e per Simone quello di vedere la tanto desiderata Parigi. Così abbiamo organizzato un itinerario di circa 15 giorni in Normandia e Bretagna in macchina, partendo da Firenze!

In questo articolo voglio quindi descrivervi il nostro itinerario on the road, le tappe e i luoghi assolutamente da non perdere in base alla nostra esperienza. Abbiamo cercato di concentrare quante più soste possibili e quasi tutti i giorni (ad eccezione della tappa in Normandia) abbiamo cambiato hotel, ma a parte i due tratti di andata e ritorno, le altre tappe sono state sempre contenute nei chilometri giornalieri.

Avevamo fissato l’itinerario dall’Italia e prenotato tutti gli hotel prima di partire, anche perché alcune zone non hanno tantissime strutture ricettive a prezzi contenuti.

Avevo personalmente solo quale remora per via del meteo che avremmo potuto incontrare (soprattutto per la pioggia), ma siamo stati abbastanza smentiti e a parte qualche mezza giornata piovosa, per il resto abbiamo trovato tempo buono.

Partendo a ridosso di Ferragosto, abbiamo preferito dirigerci per prima cosa in Bretagna, poi risalire verso la Normandia e infine scendere via Parigi.

Sia all’andata che al ritorno abbiamo fatto delle tappe intermedie. All’andata ci siamo fermati un giorno a Lione, già qualche tempo fa avevo scritto un articolo su cosa vedere a Lione in un giorno. Al ritorno, lasciata la Normandia, ci siamo fermati a Parigi e poi ad Aosta.

Ma veniamo alle informazioni pratiche per organizzare un viaggio tra Normandia e Bretagna in macchina.

    • Giorni di viaggio totali: 17 (dall’14 agosto 2022 al 31 agosto 2022).
    • Tappe intermedie: all’andata Lione, al ritorno Parigi e Aosta
    • Principali Posti visitati:  Rochefort‑en‑Terre, Vannes, Carnac, Concarneau, Quimper, Point du Raz, Locronan, Camaret sur Mer, Ploumanac’h, Treguier, Ile de Brehat, Paimpol, Point de Bilfot, Binic, Cap Frahel, Fort Lalat, Dinan, Cancal, Saint Malo, Mont Saint Michel, Sain Lo, Longue sur mer, Arromanches, Bayeux, Caen, Spiagge dello sbarco, Point du Hoc, Battery de maisy, St. Eglise sur mer, Ouistreham, Honfleur, Etretat,  Villequier, Jumieges, Rouen, Giverny.
    • Chilometri totali: circa 4.500 km
    • Trafori attraversati: all’andata Frejus, al ritorno Monte Bianco.
    • Persone: io, mio marito e nostro figlio di 11 anni
    • Mezzi utilizzati: la nostra macchina
    • Codice stradale francese: fate attenzione alle regole della strada in Francia, oltre ai limiti di velocità su cui sono molto attenti, è necessario acquistare sul sito ufficiale del Ministero francese della transizione ecologica, un bollino che certifica il tasso di inquinamento della vostra auto, da apporre sul vetro e che è obbligatorio per entrare in molte città come Lione o Parigi.
      Altra regola vuole che sia obbligatorio acquistare e tenere in auto, un kit per misurare il tasso alcolemico in caso si venga fermati dalla polizia. (Qui il link Amazon se vuoi acquistare il kit)
  • Mangiare: se fate un viaggio in macchina come noi, troverete ovunque aree di sosta attrezzate per fare picnic. Perciò noi abbiamo sempre optato per comprare l’occorrente nei piccoli market e pranzare, durante le tratte in auto, nelle aree attrezzate (con qualche accessorio portato da casa, come bicchieri, posate, una tovaglia di plastica).
    A cena abbiamo poi sempre mangiato al ristorante (sotto tutti i miei consigli tappa per tappa).Ricordatevi però due cose: i francesi mangiano presto, di conseguenza anche nei ristoranti occorre presentarsi presto, meglio se non oltre le 20. Domenica la maggior parte dei locali sono chiusi, anche d’estate.
  • Hotel: nella maggior parte delle strutture la colazione non è inclusa e risulta anche molto costosa. Tutte le città, piccole o grandi che siano, sono piene di boulangerie attrezzate anche per bevande calde, soluzione perfetta ed economicamente più accessibile. Tra l’altro potrete assaggiare tutte le goloserie francesi più famose. Ecco dove abbiamo soggiornato noi:
    • Vannes: Best Western Plus Vannes Centre Ville
    • Quimper: Hôtel De La Gare
    • Ploumanac’h: Logis Hôtel le Phare
    • Ploubazlanec: Le Relais De Launay
    • Saint Malo: Le Britannic
    • Bayeux: Hôtel Première Classe
    • Etretat: Le Cosy de Sarah
    • Rouen: Le Vieux Carrè
  • Parcheggi: quasi tutti gli hotel hanno parcheggi propri o convenzionati. Noi laddove necessario perchè non incluso, lo abbiamo sempre prenotato.
  • Guide: per un viaggio di questo tipo, consiglio senza dubbio la Lonely Planet che permette di studiare le tappe, i percorsi, cercare i ristoranti. In alternativa, per questo viaggio, per mancata disponibilità, ho acquistato la guida Feltrinelli e posso confermare che può considerarsi una valida alternativa.

E ora vi racconto il nostro itinerario giorno per giorno, che qui trovate anche nella versione Google Maps.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 1

Ripartiti da Lione, ci siamo diretti subito in Bretagna. Come prima tappa abbiamo scelto Vannes e poichè i chilometri sarebbero stati tanti (790km per la precisione), abbiamo fatto una sosta nel primo pomeriggio a Rochefort-en-Terre, uno dei borghi più antichi della Francia. Il piccolo centro storico era preso un pò d’assalto e a causa della siccità estiva, non così  rigoglioso di fiori e piante come avevamo letto sulla guida, ma una passeggiata fino al Castello e la chiesa di Notre Dame de Tronchaye, attraversando vicoli pieni di negozi di antiquariato, ci è servita a sgranchirci un pò le gambe.

Proseguendo per altri 50km siamo arrivati a Vannes, una delle città più gettonate e turistiche della Bretagna meridionale, un borgo di stampo medioevale caratteristico per la presenza di molte case a graticcio nel suo centro storico. Questo tipo di edificio, tipico a partire dal Medioevo, è caratterizzato da un’intelaiatura in legno con travi orizzontali, verticali e oblique che restano visibili dall’esterno anche a costruzione finita.

La Vieux-Vannes, ovvero il centro storico, è un intrico di stradine e piazzette dove si affacciano queste case, con finestre sbilenche e prospettive che fanno convergere gli edifici o danno l’impressione di decadenza. Da vedere la Cathédrale Saint Pierre e passaggiare a sera lungo il porto.

Se capiterete come noi il 15 agosto a Vannes, potrete assistere alle Feste d’Arvor, la ricorrenza folkloristica bretone più importante durante la quale viene eletta (simbolicamente) ogni anno dal 1928, la regina del Pays Vannetais. La sera abbiamo quindi assistito alla sfilata di tutti i gruppi folklorisitic provenienti da ogni città della Bretagna che mostrano con i loro abiti, balli e strumenti musicali la diversità e la ricchezza della cultura bretone.

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Dove mangiare a Vannes

Creperie du Port: Ottima posizione sul porto, personale gentile e ampia scelta di crêpes salate e dolci, anche componibili a proprio gusto. Molto buona la crêpes al salmone, porri, formaggio ed erba cipollina e tra quelle dolci, la flambé con fondente, marmellata di arancio e cointreau o quella al caramello, nocciole e mandorle. Ristorante consigliatissimo ma meglio prenotare.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 2

Da Vannes ci siamo diretti a Carnac, il sito preistorico più importante d’Europa con i suoi misteriosi monoliti risalenti all’epoca Neolitica. Questi massi chiamati menhir, sono circa 2000, si trovano su una superficie lunga 4km e si alternano a tumuli sepolcrali. Su di essi si sono susseguite molte teorie: per alcuni rappresentano soldati romani pietrificati, per gli americani della seconda guerra, degli sbarramenti tedeschi anticarro, per altri ancora hanno un significato religioso insieme ad un loro uso come osservatori astronomici.

Il sentiero che gira intorno al sito permette di vederli bene da ogni angolazione perciò noi non abbiamo fatto il tour guidato all’interno. I menhir variano per altezza, i più alti raggiungono i 5mt, alcuni sono disposti in cerchi, altri sono invece isolati.

Nei pressi del sito, abbiamo visitato il tumulo di Saint Michel, una collinetta artificiale dove si trovano delle tombe rudimentali.

Ripartendo da Carnac, dopo circa un’ora di strada ci siamo fermati a Concarneau, una città fortificata di epoca medioevale situata su un isolotto roccioso collegato alla terra ferma da un ponte pedonale.
Bellissima da fuori, il colpo d’occhio è da cartolina, vale la pena entrarci anche solo per la passeggiata sopra i bastioni e per vedere un bellissimo panorama. Purtroppo nei giorni di agosto in cui l’abbiamo visitata noi, era presa d’assalto e le vie interne molto affollate da non permettere di godere appieno della sua atmosfera.

Da qui siamo ripartiti verso Point du Raz, ovvero la “fine della terra“, sia della regione del Finistèere che della Francia.

Il parcheggio si trova ad un 1km dal promontorio, ma il camminamento è adatto a tutti e consente di attraversare un’area naturalistica interamente protetta con distese di brughiere a picco sulle scogliere e su cui si scorgono in lontananza i fari in mezzo al mare.

Il promontorio finale è uno degli scenari più famosi di Bretagna, scolpito dall’oceano e dai venti. Davanti si erge il faro quadrato dell’îlot de la Vieille, acceso nel 1887 e al di là delle rocce in mare aperto, si scorge l’isola di Sein e, quando il tempo è sereno, il faro di Ar Men.

In totale considerate circa 2 ore per visitare il promontorio.

In serata, siamo arrivati a Quimper.

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Dove mangiare a Quimper

Café du Finistère: ottima scelta di birre bretoni, è anche uno dei pochissimi locali che abbiamo trovato aperto dopo le 21. Centralissimo davanti al duomo, propone buoni hamburger e omelette.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 3

La prima mattina l’abbiamo dedicata (con la scusa di cercare una boulangerie per colazione) a girare il centro storico di Quimper, capitale della regione del Finistére, noto come l’affascinante posticino definito così da Flaubert. Il suo nome significa confluenza di due fiumi dove inizialmente fu fondata. Nel tempo la cittadina si è espansa verso zone più basse, lungo le sole rive del fiume Odet dove ora si diramano strade ciottolose, si susseguono case a graticcio e innumerevoli ponti di ferro bassi colmi di fiori. Nella piazza centrale si impone il bellissimo duomo gotico, la Cathedral Saint Corentin con le due guglie gemelle alte 75 metri, al centro delle quali si trova la statua del re Gradlon.

Come seconda tappa della giornata abbiamo scelto Locronan, un’antica cittadina bretone famosa per la produzione di tessuti per le vele e che riforniva nel Medioevo la marina francese, inglese e spagnola. Le navi che risalivano infatti la costa del Finistère si ritrovavano tutte in fila e nell’attesa facevano riparare le loro vele, fino a che però non fu vietata l’esportazione dei tessuti in Inghilterra e fu introdotto il telaio meccanico che decretò il declino di Locronan.

In verità l’aspetto più caratteristico del piccolo paese è il suo essere rimasto intatto nel suo antico e originario aspetto medioevale senza alcuna ricostruzione o ammodernamento.

Locronan, con la sua piazza pavimentata con ciottoli, le strette stradine, il vecchio pozzo e la chiesa di Saint Ronan, è stato nominato uno dei Les Plus Beaux Villages de France.

Ripartiti da qui, ci siamo diretti per pranzo a Camaret sur Mer, una piccola cittadina sul mare con il porto e un lungomare che corre parallelo alla cittadina. Abbiamo camminato tutto il tratto fino alla Torre di Vauban e poi alla punta della penisola Sillon de Camaret dove la bassa marea e i barconi abbandonati creano un vero e proprio cimitero marino che rendono suggestiva l’ambientazione. Qui si trova anche la cappella di Notre Dame de Rocamadour al cui interno si trovano modelli di navi donate come segno di gratitudine per coloro che furono salvati da un naufragio.

Infine in uno dei tanti locali sul lungomare, è possibile assaggiare uno dei piatti tipici della Bretagna: le moules con patatine fritte.

La tappa successiva della giornata è stata Ploumanac’h (2 ore e mezzo di auto da Camaret), una delle località di vacanza più vive della Bretagna. Essendoci arrivati nel tardo pomeriggio, abbiamo deciso di percorrere al tramonto il sentiero dei doganieri a partire da La Plage Saint Guirec, che corre intorno ad una penisola di granito rosa dove bellissimi massi modellati dal vento e dal mare, si ergono come scogliere a picco sul mare alternandosi a distese di brughiera. Qui si appostavano i doganieri per avvistare le navi di pirati e contrabbandieri nel XIX secolo.

Lungo il sentiero, tra i più belli e scenografici della Bretagna, per i suoi colori che al tramonto si accendono ancora di più, si possono trovare una minuscola cappella, un castelletto ed un faro di granito che si eleva su una roccia a picco sull’oceano

Abbiamo percorso tutto il sentiero fino alla spiaggia di Trestraou,  per poi rientrare ad anello al nostro hotel, per un totale di circa 3 ore.

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Dove mangiare a Camaret sur Mer

Le Styvel: il lungomare è pieno di locali, la cosa più difficile non è scegliere ma trovarne uno che abbia posto. Le Styvel è situato nella parte verso il porto, abbiamo assaggiato sia la zuppa di pesce che le tipiche moules ed entrambi i piatti erano molto buoni!

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 4

Ripartendo da Ploumanac’h abbiamo fatto una piccola deviazione fino a Plougrescant per vedere la casa bretone più fotografata, “la casa tra le rocce” o La Maison du Gouffre. Castel Meur è una casetta incastrata tra enormi rocce, costruita nel 1861, tutt’ora abitata e che attira migliaia di turisti curiosi.

Abbiamo poi proseguito per Tréguier, un piccolo borgo famoso per la sua Cathédral de Saint Tugdal con il campanile romanico a punta gotica traforata. Al suo interno si trova il sepolcro di Sant Yves, patrono degli avvocati per lo spirito di giustizia dimostrato nel difendere i poveri e patrono anche dell’intera Bretagna. Tra le vie del centro si possono ammirare numerose case a graticcio.

Per pranzo siamo invece arrivati all’imbarco dell‘Île-de-Bréhat. Considerate che è una meta molto gettonata, anche dai francesi. Quando siamo arrivati noi i parcheggi erano completi, per fortuna il nostro host è stato molto gentile e ci ha fatto lasciare l’auto nel parcheggio del b&b nonostante non fosse ancora l’ora per il check-in.

L’isola è lunga solo 3,5km e si può percorrere solo a piedi o in bici e possiede un patrimonio naturalistico tipicamente bretone e molto sorprendente, scelta da molti artisti per soggiornarvi anche per lunghi periodi.

Si tratta in realtà di due isole collegate da un ponte: nell’isola a  sud si trova il porto, la spiaggia, il borgo con la sua vivace piazza, le case di corsari e la sua chiesa del XVI secolo. L’isola a nord ha tutt’altro scenario con distese di malva e muretti di pietra che le donano un’aria selvaggia e più autentica. Qui si trova anche il faro di Paon, del 1853, costruito in granito rosa, distrutto dai tedeschi nel corso della guerra e poi ricostruito a cavallo tra la fine degli Quaranta e l’inizio dei Cinquanta.

Ma la cosa che mi ha colpito di più è la bassa marea il cui fenomeno abbiamo trovato particolarmente accentuato lungo le spiagge dell’isola. Tanto che l’equipaggio del traghetto che ci ha portato sull’isola si è raccomandato di ritornare al molo per tempo dato che la sera avremmo trovato l’imbarco spostato di diverse centinaia di metri…e così è stato.

E’ difficile da spiegare la sensazione del fondale che riaffiora, delle conchiglie che si ritrovano sulla sabbia, delle barche in totale secca. Uno scenario forte che esprime tutta la potenza e la forza della natura.

In tarda serata, dopo questa bellissima escursione (abbiamo camminato quasi 30km considerando di aver lasciato l’auto al nostro B&B) siamo tornati a Paimpol.

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Dove mangiare a Paimpol

Purtroppo la giornata è stata molto lunga e impegnativa, quindi non siamo riusciti ad arrivare per cena ad un orario “francese”. In molti ristoranti (compresa una pizzeria italiana molto famosa e gettonata), non ci hanno accolto. Per fortuna nel pieno centro di Paimpol alcuni ristoranti facevano orari più mediterranei, così abbiamo cenato alla Crêperie Mad-Atao Grillades dove abbiamo mangiata un’ottima entrecote e ovviamente (dato il nome del locale) una buona crêpe dolce, stavolta ai marroni.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 5

Paimpol è una graziosa cittadina con un piccolo porto turistico e tante case colorate che si affacciano davanti, in contrasto con quelle a graticcio o di granito grigio dei vicoli interni del centro (il quartiere Latino), per lo più di proprietà di armatori, data la fiorente attività di pesca (oggi soprattutto di ostriche).
Una curiosità di Paimpol è che nell’Ottocento da qui salpavano ogni mese di febbraio 50 vascelli diretti alla pesca del merluzzo nei mari d’Islanda, perciò da quel momento fino alla fine di settembre, in città mancavano tutti gli uomini giovani.

Pur essendoci il porto, in realtà il mare non è visibile, i canali sono in realtà tutte vie artificiali costruite tra i cantieri navali, dove però attraccano yatch di lusso e pescherecci.

Nonostante la pioggia, ci siamo spostati a visitare nei dintorni l’Abbaye de Beauport, risalente al 1200 e costruita inizialmente come luogo di sosta per i pellegrini in cammino verso Santiago de Compostela.

L’abbazia è stata in parte ristrutturata, in estate ospita mostre e spettacoli di luce surreali nella natura in cui è immersa. Noi abbiamo passeggiato lungo il sentiero intorno all’abbazia, scorgendo tutti gli edifici che fanno parte del comprensorio.

Dall’abbazia abbiamo percorso in auto la strada delle falesie, passando per il Moulin de Craca, ancora funzionante con tetto e pale che ruotano in base alla direzione del vento.

Proseguendo lungo la costa siamo arrivati a Binic, un piccolo centro vivace con il porticciolo, un bel lungomare e tanti ristorantini dove fare una sosta pranzo. A metà Ottocento Binic era uno dei porti più attivi del paese, ora è un centro turistico con attorno delle belle spiaggie dove giocare nelle ampie distese di sabbia rilasciate dalla bassa marea.

Da Binic abbiamo proseguito la strada nello splendido scenario delle falesie a picco sul mare fino a Cap Frehel, dove le distese di brughiere a perdita d’occhio contrastano con il blu del mare (e se siete fortunati con il tempo anche con il blu del cielo). Sul promontorio quasi incontaminato si trovano due fari: quello vecchio costruito in pietra di granito dal marchese Vauban durante il regno di Luigi XIV intorno al 1650, simile ad una torre di avvistamento e quello più moderno, imponente e  squadrato, costruito nei primi anni Cinquanta, chiaramente elettrico. E’ uno dei fari più potenti della  Bretagna, pare che la sua luce sia visibile ad una distanza di oltre 100 Km.

A pochi km da qui, abbiamo visitato il Fort La Latte, un castello fortificato, tra i più belli della Bretagna, costruito nel XIV secolo e restaurato nel Novecento riacquistando il suo splendore a picco sul mare. E’ costruito con l’ardesia rosa e per accedervi ci sono due ponte levatoi. Al suo interno si trova una fonderia di palle di cannone, un orto di erbe officinali e un imponente mastio, oltre che un colpo d’occhio sulle scogliere antistanti davvero bello (per questo vi consiglio di salire sui camminamenti più alti del castello).

In serata siamo arrivati a Saint Malo dove ci siamo goduti un bellissimo tramonto dalle mure osservando il fenomeno dell’alta marea sulla spiaggia proprio davanti ai nostri occhi.

Saint-Malo è una bellissima città situata sulla costa nord-ovest della Bretagna con un’importante tradizione marittima. E’ circondata da mura e costruita con la stesso granito grigio di Mont St. Michel.

Nacque come isola fortificata per controllare sia il mare che l’estuario del fiume Rance.

Oggi è unita alla terra ferma e la sua cinta muraria conferiscono al suo centro storico la denominazione di “Intra-Muros”. All’interno solo stradine acciottolate, case a graticcio e tantissimi ristoranti di mare per mangiare ostriche e crostacei. L’ho trovata eccessivamente turistica però per la sua composizione e posizione merita sicuramente di essere visitata.

Noi abbiamo preferito evitare i ristoranti acchiappaturisti. Abbiamo comprato un panino e ci siamo goduti un bellissimo tramonto dalle mure osservando la Fortezza di Saint Malo, situata su un’isola al largo che di giorno è raggiungibile a piedi e che a quell’ora, a causa dell’alta marea sulla spiaggia che corre velocissima, ne sommerge la strada di collegamento, detta La Grève du Talus.

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Dove mangiare a Binic

Lungo la passeggiata che corre parallela al porto, ci sono tantissimi locali. Noi abbiamo scelto la Brasserie Nord Sud Binic con tavoli sia all’aperto che dentro. Abbiamo assaggiato le specialità di mare della zona: gamberi alla griglia, la zuppa di pesce e la cruditè di gamberi rosa. Sapori buoni e prezzi contenuti

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 6

Rimanendo a dormire due notti a Saint Malo, abbiamo iniziato la giornata visitando Dinan, una tranquilla cittadina bretone di origine medioevale dove le case a graticcio hanno una personalità ancora differente dagli altri borghi visitati fino ad ora. Sembrano essere passate intatte al corso dei secoli.

Circondata anch’essa da una cinta muraria, il centro storico è fatto da stradine acciottolate (bellissima ma un po’ faticosa perchè in salita, Rue du Jersual), caffè e pasticcerie da cui provengono i profumi inebrianti dei dolci francesi.

Approfittando della bellissima giornata di sole, ci siamo poi diretti a Cancale, uno dei Sites Remarquables de Gout, ovvero la cittadina famosa per la produzione delle ostriche che vengono coltivate nelle tipiche “parcs” ostricole, ovvero delle aree del mare delimitate da piccole dighe. L’abbondanza di plancton nel canale della Manica, pare dia un sapore talmente particolare alle ostriche da renderle famose in tutto il mondo.

Qui è tassativo arrivare per l’ora di pranzo, passeggiare lungo il molo e fermarsi in uno dei chioschi con le tende a strisce colorate che preparano allettanti piatti di ostriche e limone a prezzi stracciatissimi (9€ per 12 ostriche da scegliere tra 3 dimensioni)

Con la bassa marea si possono vedere i banchi di allevamento e le spiagge ricoperte da uno strato di conchiglie vuote che le fanno sembrare luccicanti e striate.

Tappa successiva è stata Point du Groin dove c’è un altro sentiero di doganieri fatto di alte scogliere e molto panoramico (si vede addirittura Mont St. Michel) per poi fermaci a fare un tuffo nella Plage Verger.

In serata siamo rientrati a St Malo e stavolta, sempre al tramonto, abbiamo attraversato la lingua di sabbia per andare sull’isola Grand Bé. Attenzione però ai tempi delle maree perché si rischia di rimanere bloccati sull’isola! L’isola è caratterizzata da spiagge sabbiose, rocce affioranti e vegetazione costiera e qui si trova la tomba del celebre scrittore francese Chateaubriand.

Ma la cosa di maggiore rilevanza è secondo me la vista spettacolare che si può vedere dall’isola sulla città di Saint-Malo, sulle mura cittadine e sul mare circostante.

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Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 7

Dopo una settimana in Bretagna, siamo entrati ufficialmente in Normandia, realizzando uno dei miei sogni di questo viaggio: visitare Mont Saint Michel, uno dei luoghi più iconici e affascinanti della Francia.

Consiglio di arrivare abbastanza presto, il parcheggio è enorme ma fa presto ad arrivare un gran numero di turisti (il costo è 15€ e dista 2.5km, c’è comunque anche un servizio di navetta gratuita – non è possibile parcheggiare più vicino)

Camminando sulla passerella, si gode l’avvicinamento all’abbazia benedettina dedicata all’arcangelo Michele. Venne infatti costruito come un monastero fortificato nell’VIII secolo e ha svolto un ruolo importante sia come luogo di pellegrinaggio religioso che come roccaforte difensiva nel corso dei secoli.

L’abbazia costruita in stile gotico con materiali locali come granito e arenaria, si innalza sulla cima di un isolotto roccioso, con le sue torri, i campanili e le maestose arcate.

Noi siamo arrivati in un momento di assoluta bassa marea, perciò l’isolotto ci è apparso circondato da distese di sabbia a perdita d’occhio, in assoluto contrasto con le strette stradine acciottolate del suo interno.

Devo dire che per quanto sia affascinante, magico e misterioso da fuori e sarei rimasta a guardarlo per ore da lontano, è caotico e quasi opprimente al suo interno, dato soprattutto l’elevato numero di turisti che sono arrivati nel corso della mattinata. Cosa che ci ha impedito di visitare l’abbazia e le prigioni (c’era una fila interminabile).

Abbiamo rimediato camminando lungo le mura, tra la torre Nord e le scale usate per il trasporto dei viveri e altri beni ai monaci del tempo.

Considerate mezza giornata per visitarlo e andare e tornare a piedi dal parcheggio.

Dopo Mont Saint Michel siamo proprio entrati in Normandia, notando fin da subito un cambio di paesaggio: tutto molto più verde, distese sconfinate di prati dove abbiamo visto correre liberi cavalli e pecore.

Siamo arrivati fin qui per visitare i luoghi dello sbarco, ovvero i luoghi che all’alba del 6 giugno 1944 videro l’inizio della più grande offensiva militare della storia, il famoso D-Day: 7000 unità e decine di migliaia di soldati inglesi, americani e canadesi sbarcarono sulle coste normanne per iniziare la liberazione dell’Europa dalla Germania nazista.

Tutto il tratto di costa che abbiamo attraversato in 3 giorni è carico di testimonianze, veri e propri musei a cielo aperto, memoriali, cimiteri monumentali e bunker, che insieme compongono i luoghi della memoria. Un viaggio nel viaggio molto forte emotivamente, carico di storie che abbiamo appreso tutti e tre, immergendoci nei racconti di quelle ore e quei giorni che hanno cambiato la storia dell’umanità.

La prima sosta che abbiamo fatto in questa parte della Normandia è stata Saint Lo, la città nota come “la capitale delle rovine“, completamente rasa al suolo e ricostruita. Saint’Lo si trovava in una posizione strategica per entrambe le parti coinvolte nel conflitto, essendo situata su una collina dominante nella regione e rappresentando una porta d’accesso alla pianura di Normandia. Subì pesanti bombardamenti che la ridussero in macerie, diventando un simbolo della distruzione causata dalla guerra. Il punto più signifcativo della cittadina è la la Cattedrale di Notre-Dame, un’imponente struttura gotica, sulla cui facciata sono chiaramente visibili i segni della ricostruzione.

Da qui ci siamo fermati all’Abbazia di Cerisy-la-Forêt, un monastero benedettino dell’XI secolo fondato da Guglielmo il Conquistatore. L’abbazia presenta un mix di stili architettonici romanico e gotico e rappresentò un importante centro religioso durante il Medioevo, con una comunità di monaci che vivevano e pregavano qui. Nel corso dei secoli, l’abbazia ha subito periodi di declino, saccheggi e danni causati dalle guerre, per poi essere definitivamente restaurata nel XIX secolo. Passeggiando intorno si trova un laghetto e un parco dove si respira un’atmosfera pacata e rilassante.

Riprendendo l’itineraro sui luoghi dello sbarco ci siamo fermati a Longues-sur-Mer battery, dove si trova la postazione dfensiva tedesca meglio conservata, fatta di 4 bunker in cemento con i cannoni ancora puntati verso la Manica.

Poi siamo arrivati ad Arromanches, uno dei luoghi più famosi dello sbarco dato che qui fu messo in piedi il porto artificiale Mulberry, costruito dagli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale per far sbarcare oltre due milioni e mezzo di uomini  e mezzo milione di veicoli. Un’opera di ingegneria inimmaginabile, uno sforzo logistico che ha battuto sul tempo il nemico e di cui non ci si può render conto fino a che non ci si trova qui. Si possono vedere a largo davanti al paese, le rovine del porto ma soprattutto vale assolutamente la visita il Museo del D-Day di Arromanches dove viene descritta la costruzione del porto attraverso un modello in scala, reperti e filmati.

Per questi giorni nei luoghi dello sbarco abbiamo scelto di fermarci a Bayeux, una cittadina medioevale molto graziosa da visitare.

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Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 8

La scoperta dei luoghi dello sbarco oggi l’abbiamo cominciata dal Ponte Pegasus, uno dei due ponti gemelli che attraversano i canali di Caen e il fiume Orne, bersagliati la notte prima del D-Day dagli alianti britannici che così riuscirono ad avanzare verso est senza che i tedeschi potessero inviare rinforzi.

Oggi il ponte originale non c’è più ma un pezzo si può vedere esposto al Memoriale Pegasus dedicato alla memoria delle truppe britanniche della 6ª Divisione Aerotrasportata, che furono schierate nella zona durante lo sbarco in Normandia il 6 giugno 1944. Il memoriale è situato proprio sul luogo in cui atterrarono le truppe e oltre a commemorare i soldati caduti, il percorso museale (all’aperto e al chiuso) racconta la storia dell’operazione Pegasus e l’importante ruolo che ebbe nella liberazione della Francia dall’occupazione tedesca.

Da qui ci siamo spostati a Caen per visitare il museo memoriale che prende il nome dal Generale Eisenhower, situato sopra quello che fu il quartier generale dell’esercito tedesco a partire dal 6 giugno.

Il museo (noto anche come il museo della Pace) è uno dei musei più importanti e completi dedicati alla storia del XX secolo, in particolare alla Seconda Guerra Mondiale e alle sue conseguenze nei decenni successivi.

Per visitarlo ci vogliono circa 3 ore con una vasta gamma di esposizioni interattive, documenti storici, fotografie, filmati e oggetti che spiegano le ragioni che hanno portato alla scoppio della Grande Guerra, alla periodo della propaganda di Hitler, il governo di Vichy in Francia, il secondo conflitto mondiale, il ruolo della Russia, i conflitti tra Cina e Giappone, il genocidio degli ebrei, fino alla fine della Guerra Fredda e la caduta del muro di Berlino. Chiaramente una porzione importante è dedicata al D-Day, ai dettagli dell’operazione Overlord, ai combattimenti che si svolsero sulle spiagge dello sbarco e delle conseguenze di questa importante fase della guerra.

La definirei una tappa importante per comprendere questa fase della storia dell’uomo, fattibile anche con bambini dagli 8/9 anni in su.

Nel pomeriggio ci siamo spostati prima a Juno Beach, la spiaggia dove  sbarcò l’esercito canadese e visitato il memoriale che racconta del contributo canadese all’operazione del D-Day.

Infine sosta al British Normandy Memorial, inaugurato il 6 giugno 2021 per commemorare gli oltre 22.000 soldati britannici che hanno perso la vita durante la Seconda Guerra Mondiale durante le operazioni di sbarco in Normandia. E’ situato su un promontorio che domina la spiaggia di Gold, una delle cinque spiagge utilizzate per lo sbarco in Normandia. Il monumento è stato progettato per rappresentare una serie di muri, su cui sono incisi i nomi dei soldati caduti, in ordine alfabetico senza distinzione di grado o gerarchia, con lo scopo di simboleggiare l’unità e il sacrificio di tutte le persone coinvolte nella liberazione dal regime tedesco.

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Cosa vedere a Bayeux

Durante i tre giorni di permanenza a Bayeux per visitare i luoghi dello sbarco, abbiamo anche vistato questa graziosa cittadina medioevale che conserva due opere di rilevanza storica:

  • l’arazzo di Bayeux, un prezioso manufatto di lino lungo circa 70 metri, ricamato a mano nel XI secolo, che narra la storia dell’invasione normanna dell’Inghilterra da parte di Guglielmo il Conquistatore nel 1066. La particolarità che lo contraddistingue sono la cura dei dettagli e i colori che hanno conservato quasi intatta la loro vivacità.
  • La Cattedrale di Bayeux, dedicata a Notre-Dame, un’imponente struttura di origine romanica con aggiunte gotiche che risale al XIII secolo. Da visitare assolutamente all’interno e, se siete fortunati come noi, potreste trovare delle manifestazioni durante le quali di sera la cattedrale si illumina in uno spettacolo di luci e suoni molto suggestivo.

Ma Bayeux è anche un affascinante intreccio di stradine medievali, case a graticcio e affacci pittoreschi dove la sera camminare alla ricerca di un ristorante per cena.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 9

Ultimo giorno nei luoghi dello sbarco. Oggi abbiamo scelto di visitare subito il Cimitero e monumento alla memoria americano, noto anche come Cimitero Americano di Colleville-sur-Mer o Cimitero di Omaha Beach. È un luogo di grande importanza storica e di commovente commemorazione dei soldati americani caduti durante lo sbarco. Il cimitero ospita le tombe di oltre 9.300 soldati americani, su cui sono poste croci latine o stelle di David, simbolo religioso e identificativo dei soldati e i nomi di oltre 1.500 dichiarati invece dispersi.

Tra tutti questo è forse il memoriale più toccante.

Al centro del cimitero si trova il Monumento alla Memoria, una statua in marmo bianco di 22 metri di altezza che rappresenta la Libertà alata, simbolo di vittoria e libertà ottenute grazie al sacrificio dei soldati caduti.

A poca distanza dal cimitero c’è Point Du Hoc uno dei luoghi più strategici dell’intera operazione militare: la scogliera alta circa 30 metri dominava la costa circostante e rappresentava una minaccia significativa per le navi da guerra e le truppe di sbarco. La sua cattura era essenziale per garantire la sicurezza delle spiagge di Utah Beach e Omaha Beach.

Ma il promontorio era stato pesantemente fortificato dai tedeschi, quindi lo scontro qui fu molto duro e causó danni significativi alla stessa scogliera (ancora oggi se ne vedono le tracce).

Poco distante da qui abbiamo visitato la Batterie de Maisy, una serie di fortificazioni tedesche rimaste nascoste per decenni dopo la guerra, sebbene si troviasseeo nelle immediate vicinanze delle spiagge dello sbarco in Normandia. Solo nel 2003 un gruppo di ricercatori la scoprì e oggi, in uno scenario completamente immerso nella vegetazione, è possibile esplorare le trincee, i bunker e le postazioni di artiglieria originali.

Utah Beach è invece la spiaggia più occidentale ma anche tra le principali dello sbarco. Fu assegnata alle truppe americane per stabilire una testa di ponte sicura sulla costa francese per l’avanzata delle truppe terrestri e per facilitare l’invasione dell’Europa continentale. Qui le truppe americane con grande determinazione e coraggio riuscirono a superare le difese tedesche con minori perdite rispetto ad altre spiagge. Anche qui abbiamo visitato il Musée du Débarquement con una ricca esposizione di oggetti, uniformi, veicoli e documenti storici.

Come ultima tappa della giornata ci siamo diretti a Sainte Mère Église uno dei luoghi più frequentati forse perchè la sua chiesa compare nel film “Il giorno più lungo” nella scena in cui il paracadutista americano penzola con il paracadute incastrato sul campanile. La storia fu effettivamente reale: molti paracadutisti furono lanciati sopra il villaggio per assicurare il controllo delle vie di comunicazione circostanti. Uno dei momenti più iconici si verificò quando il paracadutista americano John Steele rimase impigliato al campanile della chiesa di Sainte-Mère-Église. Rimase appeso lì per diverse ore, assistendo alla battaglia sottostante, prima di essere catturato dai tedeschi. La sua storia divenne leggendaria e il campanile della chiesa è diventato un simbolo della liberazione della cittadina.

E’ ancora oggi un luogo di commemorazione e celebrazione per ricordare il D-Day e ogni anno, il 6 giugno, ospita eventi e cerimonie, con la partecipazione di veterani, autorità militari e visitatori provenienti da tutto il mondo.

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Dove mangiare a Bayeux

Boulangerie Capucine: Per noi la boulangerie migliore di tutta la Normandia! Croissant, pain au chocolate e baguette davvero buone e fatte artigianalmente. Noi siamo venuti per 3 mattine di seguito a fare colazione, ha i tavolini fuori e possibilità di ordinare the, caffè, cappuccino.

L’Assiette Normande: qui d’obbligo prenotare. Si trova proprio accanto alla cattedrale, ha nel menù piatti tipici di questa zona tra cui le crevette con la maionese, la zuppa di cipolle e le mules con crema di camambert. Consigliatissimo (anche se non proprio leggero) il piatto vegetariano on la fonduta di camambert.

Oh La La: se avete voglia di hamburger, è il posto per voi. Ottimo, ben cotto e ben condito. Ci sono pochi posti quindi nel caso c’è un po’ da aspettare. Buone le birre e prezzi onestissimi. Il menù non ha tantissima scelta, ma se si vuole mangiare l’hamburger, ve lo consiglio

Pizzeria Fred’Au: se invece avete una voglia irrefrenabile di pizza, vi sembrerà strano ma questa pizzeria con forno a legno fa una pizza davvero all’italiana. Impasto ben lievitato e anche se il condimento sopra risente dell’influenza francese, la pizza risulta molto buona. Anche qui consiglio di prenotare

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 10

Dei luoghi dello sbarco abbiamo visitato tanti posti che hanno giocato un ruolo significativo, tanti musei e memoriali che ci hanno aiutato a conoscere l’imponenza di questa operazione militare che ha cambiato di fatto la storia dell’uomo.

L’ultimo museo sul tema che abbiamo visitato è stato il Musée du Mur de l’Atlantique a Ouistreham Riva Bella, che si trova all’interno di un imponente bunker tedesco, anzi in quello che fu il più grande quartier generale delle truppe di Hitler che erano schierate a difendere la foce del fiume Orne. Fu conquistato 3 giorni dopo lo sbarco. Oggi nei 5 piani del bunker sono stati ricostruiti gli ambienti originali, le sale radio, l’ameria, l’infermeria, la sala dei telefoni e le postazioni di osservazione.

L’ultmissima tappa del nostro tour nei luoghi dello sbarco è stata infine Sword Beach.

Per pranzo siamo invece arrivati a Honfleur, una tra le cittadine più belle della costa della Normandia. Purtroppo la nostra idea del pittoresco porticciolo e delle stradine che hanno ispirato i pittori impressionisti, è stata un pò “sciupata” dal gran caldo che abbiamo trovato e dal gran numero di turisti che invadevano le strade e il porticciolo.

Honfleur è posta sopra un territorio creato dall’accumulo di limo portato dalla Senna e passeggiare sul porto dà un colpo d’occhio davvero pittoresco.

Cosa vedere a Honfleur:

  • il Vieux Basin, il centro storico caratterizzato da case a graticcio e case in ardesia di forma asimetrica.
  • La Lieutenance, una storica fortezza situata all’ingresso del porto di Honfleur. Risalente al XVII secolo, questa imponente struttura è stata utilizzata come residenza per il luogotenente del re e come difesa per il porto.
  • La Chiesa di Sainte-Catherine, con il suo campanile separato e più volte presente nelle opere di Monet. E’ la più grande chiesa in legno d’Europa dato che all’epoca della guerra dei cent’anni la pietra era usato solo a scopi miltari.
  • Rue du Dauphin, una delle strade più pittoresche di Honfleur. È caratterizzata da affascinanti case a graticcio, gallerie d’arte, negozi di souvenir e caffè. Camminare lungo questa via è un’esperienza piacevole per immergersi nell’atmosfera unica di Honfleur.
  • Les maison Satie: la casa in legno rosso del famoso compositore

Infine tenete sempre gli occhi aperti perchè Honfleur fu la patria di Boudin, precursore e maestro di Monet perciò potrete vedere alcuni scorci dei suoi quadri per le vie di Honfleur, focalizzati da delle riproduzioni poste sui muri delle case.

Da Honfluer siamo ripartiti attraversando il Ponte di Normandia, un ponte sospeso spettacolare che collega Honfleur a Le Havre sulla riva opposta della Senna. E’ uno dei ponti sospesi più lunghi al mondo, con una campata centrale di 856mt, dal design moderno e simbolo di progresso oltre che di unione fra le due anime territoriali della Normandia.

In serata (l’ora migliore direi) siamo arrivati a Étretat, la piccola cittadina dove le scogliere di alabastro raggiungono il loro massimo splendore e rappresentano uno dei luoghi simbolo della Normandia.

Lasciate le valigie nel nostro b&b (a proposito stra-consigliato per posizione, cura dei dettagli e attenzione alle famiglie – Le Cozy de Sarah), abbiamo colto l’ora del tramonto per andare subito a vedere le tre famose formazioni: l’Aiguille (l’ago), la Porte d’Aval (la porta d’Aval) e la Manneporte, le scogliere bianche che emergono dall’acqua e offrono uno scenario mozzafiato.

Abbiamo percorso il sentiero che risale verso la Falesia d’Aval che nell’interno è ricoperta di verdi prati mentre verso il mare presenta delle fortificazioni tedesche. Dalla cima (portate con voi qualcosa per coprirvi perchè il vento può essere forte e fresco) si vedono le altre formazioni rocciose (l’arco e l’ago) e si possono fare delle foto spettacolari.

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Dove mangiare a Étretat

Restaurant Lann-Bihoué: tra le crêpes più buone assaggiate durante il nostro viaggio. Ampia scelta sia di crepes dolci che salate, l’impasto è fragrante e sono molto ben condite. L’unica nota che faccio è che ce ne sono pochissime vegetariane, ma i camerieri sono disponibili a fare qualunque variazione. Non prende prenotazioni e chiude presto. Quindi ve lo consiglio ma cercate di non arrivare tardi altrimenti tocca stare un pò in coda.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 11

Oggi la giornata è iniziata con la pioggia ma non ci siamo scoraggiati e siamo tornati sul lungomare di Etretat per percorrere il sentiero opposto e salire sulla Falesia d’Amont, quella che compare in moltissime opere di Monet e che Maupassant paragonò ad un elefante che bagna la proboscide nell’oceano.

In cima alla scogliera si trova la chapelle Notre Dame de la Garde e una scultura futuristica a forma di arco appuntito, in memoria  di due aviatori francesi che per primi, nel 1927, sperimentarono la traversata aerea dell’oceano Atlantico da Parigi a New York e questo fu l’ultimo punto in cui furono avvistati.

Ripartiti da Etretat abbiamo percorso la strada D982 che corre lungo la Senna (nel senso contrario al fiume), fermandoci di tanto in tanto tra paesini lungo la riva del fiume e abbazie antiche.

La prima sosta l’abbiamo appunto fatta all’Abbazia del Valasse, una ex abbazia cistercense con un bellissimo parco intorno per passeggiare e andare in bici. La vista sull’abbazia fa pensare a primo impatto ad un palazzo signorile, invece fu fondata nel 1169 da Guglielmo II e nel corso dei secoli subì diverse trasformazioni e ampliamenti, diventando un importante centro spirituale e culturale nella regione, mantenendo lo stile gotico della sua costruzione.

Proseguendo ci siamo poi fermati a Villequier, un piccolo e tranquillissimo paesino fluviale lungo la Senna, dove abbiamo camminato lungo la via pedonale lungo la riva del fiume dove si affacciano le antiche case bohemniene tra cui spicca quella di Victor Hugo, oggi sede di un museo a lui dedicato.
Sempre sul lungofiume si trova la sua statua, rivolta tristemente verso il punto in cui annegarono sua figlia con il marito, pochi mesi dopo il loro matrimonio.

Una sosta veloce per pranzo a Caudebec-en-Caux per poi fermaci successivamente in una delle più belle abbazie viste durante questo viaggio, l’abbazia di Jumièges.

Si tratta di un’abbazia benedettina fondata nell’VIII secolo, una delle più antiche e importanti abbazie della Normandia. Il suo stile romanico-gotico la fa contraddistinguere per la sua imponenza che emerge nonostante i saccheggi e gli incendi subiti già pochi anni dopo la sua costruzione fino alla parziale distruzione subita durante la Rivoluzione Francese.

Oggi le sue rovine (sono ancora in piedi le torri, l’arco di una navata e le mura) sono conosciute come “le più belle rovine di Francia“.

Nel pomeriggio siamo arrivati a Rouen, il capoluogo della regione Normandia e una delle città più antiche e ricche di storia.
Ciò che la rende più famosa è la sua cattedrale, il centro medioevale in gran parte ricostruito dopo i bombardamenti dello sbarco in Normandia e il suo legame con Giovanna D’Arco.

Cosa vedere a Rouen:

  • la Cattedrale di Notre-Dame, uno dei simboli più riconoscibili della città. L’edificio di architettura gotica ha ispirato molti artisti, incluso il famoso pittore Claude Monet: la magnificenza della facciata decorata, le alte guglie e le imponenti vetrate creano un’atmosfera mistica all’interno della cattedrale. All’interno, tra le tante opere presenti, si trova una cappella dedicata a Giovanna D’Arco, la statua e il reliquario di Riccardo Cuor di Leone. Anche qui come a Bayeux siamo stati molto fortunati e abbiamo visto un bellissimo spettacolo di luci sulla facciata della chiesa.
  • Gros Horloge: l’orologio astronomico, un’opera d’arte meccanica del XIV secolo che ancora funziona, e che un tempo si trovava sul campanile gotico delle cattedrale. Nel 1500 fu spostato per farlo vedere meglio. Molto bella la via in cui si trova, piena di case e negozi tradizionali.
  • Chiesa di Saint-Maclou: questa chiesa gotica è un altro esempio di architettura eccezionale della città. Subì pesanti danni durante i bombardamenti del ’45 e fu riaperta solo negli anni ’80.
  • L’Aitre Saint-Maclou, un cimitero e ossario costruito quando la popolazione della città fu colpita dalla peste. La parte bassa è sostanzialmente un chiostro, i piani che vi si affacciano erano invece usati per esporre i corpi. Oggi sembra un tranquillo scorcio di case a graticcio ma se vi soffermate a osservare troverete tanti dettagli macabri tra cui anche un gatto mummificato.
  • Place du Vieux-Marché: oltre ai tanti ristoranti, è il luogo in cui Giovanna d’Arco fu processata e bruciata al rogo nel 1431. Oggi, si può vedere il Memoriale di Giovanna d’Arco, che commemora la vita e il martirio di questa figura storica.
  • Palazzo di Giustizia: un magnifico edificio in stile gotico e rinascimentale che ospita il tribunale di Rouen
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    Dove mangiare a Rouen

La Tarte Tatin: un posticino sfiziono per assaggiare la famosa torta accompagnata da un ottimo sidro. Situato nelle stradine centrali con tavoli all’aperto.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 12

Finita la nostra visita di Rouen al mattino presto, siamo ripartiti. In serata siamo arrivati a Parigi ma lungo la strada abbiamo ancora tante tappe da scoprire.

La prima sosta l’abbiamo fatta al castello di Gaillard, un’imponente fortezza medievale situata sopra una scogliera, a Les Andelys. Fu costruito tra il 1196 e il 1198 da Riccardo Cuor di Leone per proteggere il confine normanno dell’Impero dall’espansione del regno di Francia. Il castello presenta un’architettura difensiva eccezionale: è posizionato strategicamente su una scogliera di calcare che sovrasta la valle della Senna e le sue mura sono costituite da pietra e presentano torri cilindriche e quadrate, merli e balestriere. Ha una forma triangolare, con una torre principale situata all’angolo che ospitava la sala del tesoro e il quartier generale del castello. Dopo la morte di Riccardo, Enrico IV ne ordinò la distruzione ma non riusci ad abbatterlo tanto erano solide le sue mura.

Si sale a piedi dall’unico sentiero che parte da Petit Andely.

Proseguendo in direzione Parigi, siamo arrivati all’ultima tappa del nostro itinerario tra Bretagna e Normandia in macchina: Giverny, residenza e il luogo d’ispirazione dell’artista impressionista Claude Monet.

Lasciata l’auto nel parcheggio fuori dal paese, un sentiero ci ha condotti sulla via principale dove si affacciano le principali cose da vedere.

Abbiamo visitato la Fondazione Claude Monet, che comprende la sua casa e i bellissimi giardini fioriti e la chiesa nel cui cimitero adiacente è sepolto appunto l’artista.

Non abbiamo vistato invece il museo degli Impressionsti perchè la maggior parte dei quadri famosi di Monet si trovano a Parigi al Museo D’Orsay e all’Orangerie.

La casa di Monet si affaccia sul fiume con i muri rosa e le persiane verdi e si può definire anche nella sua struttura esterna e nella composizione interna, una vera opera d’arte.
I colori sono la cosa che chiaramente ci hanno colpito di più, colori che certamente ripercorrono la vita del pittore tra gioie e tormenti, periodi bui e spensieratezza. Ogni stanza ha infatti un colore predominante: la sala da pranzo gialla, la cucina ha le piastrelle azzurre, lo studio i toni del marrone, la stanza da letto è rosa.

Ma la parte sicuramente più incantevole è costituita dai gardini che in primavera ed estate raggiungono sicuramente il loro massimo splendore. Monet trascorse gran parte della sua vita a creare e curare questi giardini, che sono diventati famosi per le loro vivaci composizioni floreali e i laghetti di ninfee. Pensate che fece addirittura deviare il corso del fiume Epte per alimentare il suo giardino in stile giapponese ricco di ponticelli e di canali e qui piantò le ninfee, protagoniste dei suoi celeberrimi quadri. Amava così tanto dipingerle che incaricò una squadra di giardineri di curarle e assicurarsi che fiorissero per gran parte dell’anno, in modo da poter avere sempre a disposizione uno scorcio del laghetto da dipingere nei suoi quadri. Ad oggi sono oltre 250 i quadri che le riproducono.

Infine abbiamo passeggiato per il piccolo paese, che in fondo, se non fosse stato per Monet sarebbe probabilmente rimasto anonimo e che oggi parla di lui in ogni angolo.

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Da Giverny siamo ripartiti in direzione Parigi, ultima tappa di questo viaggio.

Piaciuto il nostro itinerario? Ne avete in programma uno simile? Raccontatemelo nei commenti.

 

New York: 8 esperienze indimenticabili da provare nella Grande Mela

L’America è un sogno che affascina moltissime persone, tanto che spesso le coppie di neosposi scelgono proprio questo paese come meta per la loro luna di miele.

Tra tutte le città americane che possono attirare i turisti, New York sicuramente spicca sulle altre, non solo perché è stata d’ispirazione per tantissime storie meravigliose, sia sul grande schermo che sul piccolo, ma anche perché ha un fascino magnetico in grado di lasciare sempre a bocca aperta.

I luoghi di interesse sono davvero numerosi e per chi desidera visitarne il maggior numero possibile, riuscendo però a risparmiare qualcosa, vi è un’opzione interessante: il pass 6 attrazioni New York.

Funzionando come una sorta di abbonamento, il pass permette di visitare musei e monumenti, usare i mezzi pubblici o avere accesso a tour e spettacoli a prezzi scontati.

Nell’articolo che segue, vi presento otto delle esperienze più indimenticabili che potrete fare a New York. Dalle suggestive passeggiate a Central Park, alle viste mozzafiato dall’Empire State Building, avrete l’opportunità di scoprire il fascino unico di questa meravigliosa città.

1.  Empire State Building

L’Empire State Building, simbolo indiscusso di New York, è un’esperienza che lascia senza fiato. Salire all’osservatorio situato ai piani più alti di questo maestoso grattacielo regala una vista panoramica mozzafiato sulla città che non si dimentica facilmente.

A 443 metri d’altezza, è possibile ammirare l’intera metropoli, dall’immensa Central Park al fiume Hudson che si perde all’orizzonte. Il momento migliore per visitarlo è al tramonto, quando il cielo si tinge di colori meravigliosi e le luci della città si accendono, trasformando New York in un vero e proprio spettacolo di luce e magia.

2.  La statua della Libertà ed Ellis Island

La Statua della Libertà ed Ellis Island sono luoghi intrisi di storia e simboli. Una visita a queste due destinazioni è un viaggio nel passato, in cui si può rivivere l’esperienza degli immigrati che sbarcarono proprio su Ellis Island alla ricerca di una vita migliore.

Ammirare da vicino la maestosità della Statua della Libertà, con la sua fiaccola che brilla all’orizzonte, è un momento emozionante che incanta ogni visitatore. Questi due luoghi rappresentano la promessa di opportunità e di un nuovo inizio, rendendo la visita un’autentica immersione nella storia americana.

3.  Museo di Storia Naturale

Il Museo di Storia Naturale di New York è un vero paradiso per gli appassionati di scienza e avventura, ma anche per gli amanti del cinema e, soprattutto, bambini: questo iconico museo infatti è famoso non solo per le sue eccezionali collezioni di reperti naturali, ma anche perché è stato l’ambientazione del film “Una Notte al Museo” con Ben Stiller.

Camminare tra le sue sale significa immergersi nel preistorico mondo di dinosauri, mammiferi e cultura antica, oltre che vivere l’emozione di sentirsi parte del film.

Con l’iconico scheletro del Tyrannosaurus ad accogliervi all’ingresso, visitare questo museo è un’esperienza affascinante che trasporta i visitatori in un viaggio attraverso il tempo.

4.  One World Trade Center

Il One World Trade Center, l’imponente grattacielo che si erge nel luogo in cui un tempo si trovavano le Torri Gemelle, è un simbolo di rinascita e resilienza per New York.

Oltre ad offrire una vista spettacolare sulla città, ospita anche il 9/11 Memorial Museum, un museo commovente dedicato alle vittime degli attacchi dell’11 settembre. Attraverso esposizioni interattive, oggetti e testimonianze, il museo racconta la storia di quel tragico giorno, celebrando il coraggio e l’unità del popolo americano.

Una visita al One World Trade Center e al museo è un tributo commovente a coloro che hanno perso la vita e una testimonianza della forza di questa città, cuore pulsante degli Stati Uniti.

5.  Central Park

Central Park viene chiamato anche il “polmone verde di New York”: è un’oasi di tranquillità nel cuore della città ed offre un rifugio rigenerante dalla frenesia urbana. Con i suoi vasti prati verdi, laghi pittoreschi e sentieri ombreggiati, è il luogo ideale per rilassarsi, fare una passeggiata o fare un picnic.

Immerso in una vegetazione lussureggiante e circondato da alberi maestosi, Central Park incanta con i suoi punti di interesse, come il romantico Ponte di Bow Bridge e il famoso Bethesda Terrace con la sua splendida fontana. Un luogo amato da locali e turisti, Central Park è un paradiso caratterizzato da serenità e bellezza.

6.  Rockefeller Center

Il Rockefeller Center è un complesso che offre una varietà di attrazioni imperdibili ed è diventato una vera e propria icona architettonica di New York.

La sua famosa piazza è spettacolare durante le festività natalizie, grazie all’enorme albero di Natale e alla pista di pattinaggio sul ghiaccio. L’osservatorio “Top of the Rock” regala una vista panoramica spettacolare sulla città, che include una bellissima prospettiva dell’Empire State Building.

Le visite guidate permettono di scoprire la ricca storia del Rockefeller Center, mentre negozi, ristoranti e teatri completano l’esperienza. Un luogo che incarna lo spirito vibrante e l’energia di New York, soprattutto nel periodo natalizio.

7.  Osservatorio Summit One Vanderbilt

L’osservatorio Summit One Vanderbilt è una nuova attrazione che ha affascinato immediatamente i turisti e ad oggi rientra tra quelle imperdibili a New York City.

Situato nell’imponente grattacielo One Vanderbilt, questo osservatorio offre una vista panoramica mozzafiato sulla città. Con le sue pareti di vetro, dal pavimento al soffitto, permette ai visitatori di ammirare l’intera metropoli e i suoi celebri punti di riferimento da qualsiasi angolazione.

Inoltre, l’esperienza è arricchita da installazioni interattive e spazi innovativi che raccontano la storia e la cultura di New York. L’osservatorio Summit One Vanderbilt è un nuovo gioiello nel panorama delle attrazioni di questa città, in grado di offrire una prospettiva unica e imperdibile.

8.  Times Square

Per finire, Times Square, con le sue vivaci luci al neon e il suo animato caos, può essere definita come il vero cuore pulsante di New York City.

Questo famoso incrocio stradale è una tappa obbligatoria per ogni visitatore che desidera immergersi nell’energia travolgente della metropoli. Qui gli schermi giganti e le pubblicità luminose creano un’atmosfera unica, mentre i negozi di fama mondiale, i ristoranti e i teatri contribuiscono a creare un’esperienza completa.

Times Square è una festa per i sensi, un luogo dove l’energia frenetica della città si manifesta in tutta la sua grandiosità, capace di regalare un’emozione indimenticabile a chiunque vi passi.

Che sia all’inizio o alla fine del proprio viaggio a New York, sicuramente Times Square è una tappa obbligata che sarà in grado di trasmettere in pochi attimi di quale potenza sia la reale accoglienza di questa città.

Cosa vedere nella Tuscia in 4 giorni

La Tuscia è l’antica terra degli Etruschi, che oggi comprende la provincia di Viterbo e l’alto Lazio. Vista la sua posizione vicina alla costa, ma anche alla capitale, ha visto nel corso dei secoli, anche il passaggio di re e personaggi facolotosi che hanno lasciato bellissime tracce nel panorama artistico e architettonico. Oltre a questo offre tanta natura, tra parchi, pianure e dolci colline.
Fatta questa premessa e avendo pochi giorni a disposizione, ecco cosa vi consiglio di vedere nella Tuscia in 4 giorni.
Noi abbiamo scelto come base Viterbo e da lì ci siamo spostati ogni giorno, oltre che ritagliarci del tempo per visitare questa bellissima città che, pensate, ha il centro storico medioevale più grande d’Europa.

Cosa vedere nella Tuscia > Primo giorno

Arrivando da Firenze, la nostra prima tappa è stata Bolsena.
Il lago di Bolsena è il lago vulcanico più grande d’Europa. Da qui, ma anche da tanti altri borghi della Tuscia, transita la via Francigena, tant’è che nei 4 giorni ci è capitato spesso non solo di vederne le indicazioni ma anche di incrociare qualche pellegrino.

La caratteristica di questo lago è la sabbia nera, data appunto l’origine vulcanica e l’acqua blu!

La visita al borgo di Bolsena l’abbiamo cominciata dalla Basilica di Santa Cristina risalente all’XI secolo, ma poi modificata nei secolo successivi come si vede dalla facciata. Al suo interno le testimonizanze del martirio della santa e del miracolo del 1632 quando un sacerdote vide delle gocce si sangue scendere da un’ostia consacrata.

Dalla Basilica abbiamo percorso il vicolo principale, passando per la Porta San Francesco fino alla fontana di San Rocco e da lì salendo per le scalinate che si inerpicano fino alla Rocca. Le scale si snodano tra antiche case, sottopassaggi e porte molto caratteristiche fino ad arrivare alla piazzetta costruita su più livelli dove si affaccia appunto Rocca Mondaledeschi della Cervara risalente al XIV secolo.
Perdersi nei vicoli in cima al vorgo è la cosa migliore per godersi gli scorci storici e una bella veduta.

Dopo una veloce sosta sul lungolago, ci siamo spostati a Capodimonte, un piccolo borgo posto su un promontorio a 300mt sul lago.

Devo dire che più del borgo, ci è piaciuto fermarci sul lungolago prima di arrivare ai piedi del promontorio e ammirare da lì il suo colpo d’occhio sul lago.
In ogni caso una passeggiata tra le sue vie, merita per ammirare alcune testimonianze medioevali ma soprattutto bizantine, rimaste qui, come la Rocca Farnese che da torre a pianta quadrata è diventata nel 1500 un palazzo aristocratico e vi fecero sosta tanti personaggi illustri transitati da qui, da Lucrezia Borgia a numerosi Papi.

La sosta senza dubbio più caratteristica sul Lago di Bolsena è quella che abbiamo fatto nel piccolo borgo di Marta, non tanto per i suoi monumenti ma quanto perchè è un autentico e antico borgo di pescatori. C’è infatti un vero e proprio borgo nel borgo, scendendo verso il lago, storicamente abitato da pescatori, dei quali si vedono adagiate sulla spiaggetta le barche colorate pronte per andare in acqua.

Nella restante parte del borgo, sempre di impostazione medioevale, si trova la Torre dell’Orologio costruito con i resti dell’antica Bisenzio e parte della Rocca costruita da Papa Urbano IV alla fine del XIII secolo e la piazza Umberto I dove si affacciano i principali palazzi storici di Marta.

L’ultima tappa di questo primo giorno l’abbiamo fatta a Montefiascone, conosciuto in tutto il mondo per il famoso vino prodotto proprio qui, l’Est!Est!Est!
Il borgo si trova a 600mt sul lago, proprio sull’orlo di un enorme cratere vulcanico, di fronte al borgo di Marta e rappresenta una delle tappe della Via Francigena in questa zona, dato che si trova esattamente a 100km dalla tomba di Pietro.

Entrando da una delle porte di accesso, abbiamo per prima cosa visto la Rocca dei Papi che si trova nel punto più alto del paese, scelto nei secoli come luogo di villeggiatura dei Papi e ampliata in seguito a ripetute ristrutturazioni. Oggi vi ha sede il Museo dell’Architettura, ma sono visitabili anche le cantine storiche per la conservazione del vino e salire sulla torre del Pellegrino.
Dalla Rocca abbiamo camminato attraverso le vie del centro fino al Duomo di Santa Margherita.
Arrivando a Montefiascone è ben visibile a qualche chilometro di distanza la sua cupola, realizzata nel 1674 da Carlo Fontana ha un diametro di 27 metri  ed è la quarta per grandezza in Italia, preceduta solamente da quella di San Pietro in Roma, da quella di Santa Maria del Fiore a Firenze e da quella del Pantheon.
Il duomo al suo interno ha una pianta ottogonale, abbastanza atipica con 7 cappelle lungo il perimetro e numerose pitture e sculture al loro interno.

La nostra passeggiata a Montefiascone è proseguita fino alla chiesa di San Flaviano (in alternativa potete raggiungerla in auto poichè bisogna attraversare il borgo e scendere ai piedi del colle).
Questa chiesa, dell’XI secolo, presenta nella facciata tre archi gotici e al suo interno alcune opere particolari per un luogo di culto cristiano.
Tra questi c’è il quadro che raffigura una rara danza macabra, tipica dell’iconografia medievale, dove tre scheletri dialogano con altrettanti personaggi a cavallo. All’interno si trovano capitelli tutti diversi uno dall’altro, scolpiti con personaggi o animali e belve feroci. Altra particolarità è la presenza della tomba di Johannes Defuk, protagonista della leggenda del vino EST! EST!! EST!!

Montefiascone> La Leggenda del vino Est!Est!Est!

Nell’anno 1111 il re Enrico V di Germania era in viaggio verso Roma per essere incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Pasquale II. Era accompagnato dalla sua corte e dal vecovo Johannes Defuk e decise di fare una sosta a Montefiascone.
Il vescovo era un grande intenditore di vini e lungo il viaggio aveva inviato il suo servo in avanscoperta per scovare per lui i miglior vini. Avevano concordato un messaggio in codice: quando Martino avrebbe trovato un buon vino, avrebbe dovuto scrivere la parola “Est” (in latino C’è) sulla porta della locanda per far capire al vescono di fermarsi e assaggiarlo. Quando il servo arrivò a Montefiascone, assaggiò il vino prodotto in questa zona e ne rimase colpito per la sua qualità e gusto, così che lascio scritta l parola in codice per ben tre volte con sei punti esclamativi: Est!Est!Est!!!

Quando il vescovo vide il messaggio e assaggiò il vino, fu talmente d’accordo con il giudizio che si trattenne a Montefiascone fino alla sua morte, causata proprio dall’eccesso di alcol.
Venne sepolto nella chiesa di San Flaviano dove tutt’oggi è incisa sulla lapide la frase “Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore Johannes Defuk”.

Il vescovo lascio un’eredità di 24.000 scudi alla città di Montefiascone ma lasciò anche detto che ad ogni anniversario della sua morte, una botticella di vino venisse portata sulla sua tomba e fu così per molti secoli; ancora oggi Montefiascone lo ricorda con un corteo storico che ripercorre la storia di questa leggenda.

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Cosa vedere nella Tuscia > Secondo giorno

Il nostro secondo giorno nella Tuscia lo iniziamo visitando Calcata, uno dei borghi più belli e particolari della Tuscia.

Si tratta infatti di un borgo medioevale arroccato su uno sperone di tufo, abitato fino al 1935, anno in cui per motivi di sicurezza fu abbandonato e rimase disabitato per circa 30 anni.
Negli anni ’60 fu dichiarato nuovamente agibile e un gruppo di artisti e hippie provenienti da tutto il mondo ne fecero la loro casa vista la posizione e la distanza dal caos dei grandi centri abitati e diedero una seconda vita al borgo di Calcata.
Al borgo si accede solo a piedi (troverete un parcheggio a pagamento salendo qualche tornante oltre l’ingresso al borgo). Oltre le mura, non c’è più segnale telefonico quindi ci siamo immersi completamente nell’atmosfera del borgo, entrando a visitare le botteghe degli artigiani, fermandoci per le bancarelle in piazza e camminando negli stretti vicoli con i portono colorati delle case, fino trovare la vista a strapiombo sulla Valle del Treja.

Lo scorcio più bello resta comunque quello da fuori, proprio lungo il camminamento prima di entrare nelle mura del paese.

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Da Calcata ci siamo spostati a Sutri, l’antichissima città di Sutri chiamata così per le sue origini indietro nel tempo (fino all’età del bronzo) e da sempre abitata da fioriti civiltà.

La cosa che colpisce di questo borgo è la coesistenza dei resti di un antico insediamento etrusco, di un bellissimo anfiteatro romano e delle mura e l’architettura di un antico borgo medioevale.

Noi abbiamo parcheggiato nei pressi del teatro e abbiamo visitato per primo questo: un bellissimo esempio di anfiteatro ellittico in tufo con tre ordini di gradinate che poteva ospitare 5000 persone. Nel biglietto d’ingresso è inclusa l’audioguida che ci ha accompagnato alla scoperta della struttura. Oltre all’anfiteatro consente di visitare la necropoli rupestre, composta da 64 tombe scavate nel tufo, su più livelli e di diversa composizione (sia a tumulo che a camera) e il Mitreo, una cappella votiva dedicata alla Madonna del Parto ma in passato a San Michele Arcangelo che deve il suo nome ad un antico luogo di culto dedicato all’orientale dio Mitra. All’interno (le visite sono scaglionate ogni mezz’ora) ci sono dei bellissimi affreschi cristiani risalenti ad epoche diverse.

Uscendo dal Mitreo, si può proseguire la salita nel parco fino alla bellissima Villa Savorelli risalente al XXVIII secolo, circondata da un giardino all’italiana decorato di fiori e alberi da frutto. Attraversando il Bosco Sacro davanti alla Villa, si arriva poi fino ad una terrazza che affaccia proprio sopra l’anfiteatro romano.

Salendo su nel borgo, abbiamo visitato il Duomo, ovvero la Concattedrale di Santa Maria Assunta, edificata sui resti di un tempio pagano ma nello stile del romanico prima e poi decorata nel periodo barocco. Ma la cosa che mi ha colpito di più della chiesa è il suo bellissimo pavimento cosmatesco.

Passeggiando nel borgo, si può ammirare la struttura medioevale fatta di vicoli, edifici bassi e piazzette che si aprono all’improvviso. Uno dei punti più caratteristici è la Piazza del Comune, circondata da 3 campanili e l’Antico Lavatoio.

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Nel pomeriggio ci siamo spostati a Ronciglione, un altro borgo medioevale della Tuscia, luogo di nascita di Marco Mengoni e da poco vincitore della X Edizione della trasmissione il Borgo dei Borghi.

Ma se devo dirvi la verità, la nostra visita a Ronciglione è iniziata con una sosta da nella pasticceria Pompi, famosissima per il suo tiramisù che qui nella Tuscia dove si coltivano le nocciole ha creato un connubio perfetto. Sosta consigliatissima per assaggiare una vera delizia dolce.

Il borgo è tipicamente medioevale con innesti di epoca rinascimentale che le danno un fascino particolare.

Cosa vedere nella Tuscia - Ronciglione

Il Duomo, i Torrioni della Rocca, la Fontana degli Unicorni, il borgo “di sotto” e le chiese sparse tra i violetti, fanno di Ronciglione uno dei più importanti centri storici e turistici della Tuscia che vale la pena visitare.

L’ultima sosta della giornata l’abbiamo fatta a Caprarola, un borgo dell’XI secolo, dove avremmo voluto visitare Palazzo Farnese, un palazzo rinascimentale risalente al dominio da parte dell’omonima famiglia che diede al borgo il suo massimo splendore.

Ma siamo arrivati tardi perciò ci siamo dovuto limitare a vederlo da fuori. Si trova nel punto più alto del borgo, percorrendo una lunga salita che fu realizzata proprio per dare al palazzo un ingresso trionfale. All’interno ci sono 6000 mq di affreschi tra pareti e soffitti, scale studiate appositamente per mandare messaggi segreti, stanze da ballo con particolari effetti acustici e una sala del Mappamondo dove si trova l’omonimo dipinto. A completare la bellezza della costruzione, i giardini con fontane, statue, grotte e labirinti.

Cosa vedere nella Tuscia > Terzo giorno

Per questa terza giornata della Tuscia, abbiamo scelto di visitare per prima cosa il Parco dei Mostri di Bomarzo, un giardino unico e suggestivo, famoso per le sue sculture bizzarre e misteriose.

Il parco fu realizzato nel 1500 dal Principe Vicino Orsini che creò nella sua tenuta un labirinto di simboli con lo scopo di suscitare meraviglia e dove poter vagare senza meta, in una combinazione di mitologia, simbolismo e creatività artistica.

Alla morte del Principe, il parco fu abbandonato e solo nel 1960 restaurato dalla Famiglia Bettini.

Vi consiglio, soprattutto nelle giornate di festa di visitarlo la mattina presto (apre alle 9 – costo del biglietto intero 13€, ridotto bambini dai 4 ai 13 anni 8€) e seguire l’itinerario che vi verrà consegnato all’ingresso per vedere tutte le statue e costruzioni che si trovano completamente immerse nella natura circostante. Le statue, dal Colosso, al Tempietto, la Casa Pendente, il Leone Morso, il Pegaso e tutte le altre, furono scolpite con le rocce che si trovavano sul posto, creando in loro espressioni, a volte minacciose e a volte più dolci, dinamiche architetterai misteriose che lasciano tanto spazio all’immaginazione.

La visita dura un paio d’ore circa. Per aperture straordinarie e altre info, consultate il sito del Sacro Bosco

Da Bomarzo abbiamo “tentato” di visitare il paese di Sant’Angelo, divenuto famoso per essere il paese delle fiabe, perché il suo centro storico e i suoi palazzi sono stati utilizzati per dipingere enormi murales ispirati alle più famose fiabeleggende e storie fantastiche.

Dico che abbiamo tentato, perché essendo un giorno di festa (Pasquetta), Sant’Angelo era letteralmente preso d’assalto e non siamo nemmeno riusciti ad avvicinarci con l’auto, nel tantomeno parcheggiare. Tenetelo in considerazione qualora vi trovaste nella stessa situazione.

Cosa vedere nella Tuscia -Parco dei mostri di Bomarzo

Ci siamo spostati quindi verso Vitorchiano, un altro bel borgo della Tuscia, dalle tipiche fattezze medioevali ben preservate, che contribuiscono a creare tra i suoi vicoli, un’atmosfera affascinante.

Vitorchiano è circondato da una doppia cinta muraria che divide la parte rinascimentale da quella medievale, costruita sfruttando gli antichi tracciati etruschi. Entrando da Porta Romana si arriva velocemente al Piazzale Umberto I che rappresenta proprio la linea di divisione tra le due anime del paese.

Tra le vie si aprono diverse chiesette e soprattutto è possibile ammirare i proferii delle abitazioni: le scale esterne che portano a dei veri e proprio balconi dove si trova l’ingresso alle case e nella parte inferiore è costituito da un arco a tutto sesto ribassato.

Infine, l’ultimi giorno (ma anche nelle serate precedenti) ci siamo dedicati alla scoperta di Viterbo, conosciuta come la Città dei Papi poiché fu sede del Conclave che elesse ben 5 Papi nel XIII secolo. Rappresentò in quel periodo un importante centro ecclesiastico di cui si possono ancora ammirare tanti edifici.

Cosa-vedere-nella-Tuscia---Viterbo

L’altra importante caratteristica di Viterbo è l’avere il quartiere medioevale più grande d’Europa, dove peraltro noi abbiamo soggiornato, in particolare nella zona di San Pellegrino, un vero gioiello di architettura e fascino. Vi elenco qui le principali attrazioni, chiese , fontane e palazzi da visitare ma credo proprio che ve ne parlerò in un articolo dedicato poiché merita tantissimo e ci ha davvero sorpreso:

  • Chiesa San Pellegrino
  • Chieda Santa Maria nuova
  • Piazza della Morte
  • Duomo di San Lorenzo e Palazzo dei Papi
  • Chiesa e fontana di San Silvestro
  • Chiesa di San Francesco alla Rocca
  • Chiesa di Santa Rosa
  • Fontana grande (con chiesa facciata rosa)

Cosa vedere nella Tuscia > Terzo giorno

Per l’ultimo giorno prima di rientrare a casa, abbiamo scelto di goderci mezza giornate alle Terme. La Tuscia è infatti una zona con una lunga tradizione termale che risale all’epoca etrusca, proseguita e valorizzata in epoca romana ma anche successivamente dai Papi che qui hanno soggiornato e hanno beneficiato delle loro proprietà terapeutiche.

Oggi è possibile scegliere tra Terme all’aperto e al chiuso, tutte che conservano l’atmosfera e l’architettura del passato.

Le più famose sono certamente le Terme dei Papi, ma volendo una situazione meno affollata (considerando il periodo in cui ci siamo trovati, ovvero Pasqua) abbiamo optato per le Therme Oasi. 

Si trovano nella campagna subito fuori la città di Viterbo, alimentate da una sorgente ricca di minerali, come zolfo, bicarbonato, calcio e magnesio, che conferiscono all’acqua proprietà terapeutiche benefiche per la pelle, i muscoli e le vie respiratorie.

L’ingresso giornaliero feriale costa 18€, la struttura ci è parsa pulita, con tutti i confort e la possibilità di fare il bagno nelle acque calde, stando all’aperto è molto affascinante. Le vasche sono abbastanza grandi e comunque gli ingressi sono contingentati quindi non si crea eccessivo affollamento.

Il bar all’interno è solo un bar e non si trova da mangiare ma di sabato sera è possibile acquistare un pacchetto per l’ingresso che include anche la cena.

Dopo una mattina di relax, avevamo bisogno di un pranzo sempre immersi in un atmosfera sempre un pò rurale. Proprio vicino alle terme (dando però retta ad una dritta del nostro host di Viterbo) ci siamo fermati alla fattoria Monte Jugo, una piccola azienda agrituristica specializzata nella produzione biologica ed ecosostenibile di formaggi di capra ma anche nella coltivazione di coltivando ortaggi, frutta, cereali e produzione di olio extravergine di oliva e vino biologico di alta qualità.

Cosa vedere nella Tuscia - Fattoria Monte Jugo

Da poco tempo la fattoria offre la possibilità di prenotare il pranzo oltre alle classiche degustazioni. Ci sono antipasti, primi piatti e dolci, tutti basati sui formaggi che producono. Un pranzo davvero delizioso in un’atmosfera familiare, una sosta che consiglio anche per acquistare qualche buonissimo prodotto da portare a casa.

Piaciuto il nostro itinerario nella Tuscia?

Vi aspetto nei commenti per curiosità o altri borghi che meritano di essere visitati!

 

 

Livorno: cosa vedere in 1 giorno

Se nominate Livorno, vi verrà sicuramente in mente un luogo di passaggio o meglio di partenza in nave verso la Sardegna o la Corsica.
E’ invece un’interessante città portuale da scoprire, tra fossi, ponti, canali, maestose piazze, monumenti e mercati. E non ultimo, il suo spiccato umorismo, a volte un pò spinto ma sempre molto spassoso! Perciò vi porto a scoprire cosa vedere a Livorno in 1 giorno, come abbiamo fatto noi in un bel sabato soleggiato di aprile.

Le origini di Livorno risalgono al 1300, costruita con l’intento di difendere la Repubblica di Pisa. Successivamente fu fortificata dalla famiglia dei Medici: Cosimo I la trasformò infatti in una vera roccaforte marina abitata da mercanti e uomini di cultura.

Ma Livorno è nota anche per le “Leggi Livornine” emanate tra il 1591 e il 1593, dal Granduca di Toscana Ferdinando I, per garantire la libertà di culto della popolazione ebraica e integrarli nella società. Il clima di tolleranza che si generò con queste leggi, portò in città rabbini e studiosi che qui trovarono rifugio a aiuto e ancora oggi non è difficile imbattersi in qualche sinagoga, camminando per il centro.

Livorno si gira comodamente a piedi, noi abbiamo lasciato l’auto davanti al Palazzo del Governo e da lí abbiamo girato per tutto il centro.

Livorno: cosa vedere in 1 giorno

Il nostro itinerario a piedi è iniziato da Piazza Grande, dove sorge il Duomo, la Cattedrale di San Francesco. La chiesa risale al ‘500, su progetto di Buontalenti, ma fu quasi completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale e successivamente ricostruita fedelmente.

Noi purtroppo lo abbiamo trovato chiuso, ma al suo interno ci sarebbe stato da vedere il Cristo Coronato di Spine di Beato Angelico.

Dalla piazza abbiamo percorso l’omonima Via Grande, la via principale della città che porta al mare, ricca di negozi e dove si affacciano alcuni importanti palazzi:

  • Palazzo Comunale
  • Palazzo Granducale
  • Palazzo della Dogana

Deviando dalla via dello shopping, ci siamo diretti al Mercato Centrale, meglio conosciuto come il Mercato delle Vettovaglie, costruito nel 1894 in vetro e ferro: una bellissima testimonianza del passaggio dal Neoclassicismo a l’Art Nouveau
Il mercato delle Vettovaglie è tra i più grandi mercati coperti d’Europa, insieme a La Boqueria di Barcellona, in Spagna.

Noi ci siamo immersi nell’atmosfera del mercato, entrando all’interno della struttura e facendoci largo tra le oltre 200 botteghe, dai banchi del pesce, della frutta e verdura, a quelli del pane e dei prodotti tipici. Un ottimo modo per entrare a contatto con l’essenza di questa città!

Orari d’apertura: i banchi sono aperti tutti i giorni dalle 5.30 alle 15.

Livorno in 1 giorno: mercato e duomo
Livorno in 1 giorno: mercato e duomo

Livorno: cosa vedere in 1 giorno

Dal mercato centrale, ci siamo spinti verso il mare, passando nei pressi della sinagoga, fino ad arrivare a Piazza Micheli per vedere il Monumento dei 4 Mori, il monumento simbolo della città.

Ferdinando I de’ Medici amava Livorno, lavorò per il suo sviluppo e allo stesso tempo combattè i pirati che attaccavano la città dal mare.

Il monumento è composto da due parti distinte: la statua in marmo di Carrara di Ferdinando I, al centro, commissionata nel tentativo di autocelebrarsi e i 4 Mori in bronzo, incatenati ai suoi piedi.

In realtà Ferdinando non vide mail il monumento, inizialmente dedicato esclusivamente a lui, perché fu finito successivamente alla sua morte e inaugurato dal figlio Cosimo II nel 1617.
I 4 Mori furono aggiunti qualche anno dopo, insieme ad alcuni trofei appartenuti ai corsi: una scimitarra, un turcasso, un arco e un turbante.

La bellezza delle 4 statue in bronzo e i dettagli della rappresentazione, hanno fatto passare in secondo piano il momento toccante che raffigurano, motivo per cui negli anni i Livornesi hanno rinominato il monumento dedicandolo proprio ai 4 Mori.

Livorno cosa vedere in 1 giorno: la statua dei 4 mori

Da qui è poi anche possibile avere un bel punto di vista sulla Darsena Vecchia, i pescherecci fermi e, guardando il mare, a destra, sulla Fortezza Vecchia, la prima fortificazione costruita dai Medici intorno al 1530, appena presero il potere a Livorno.

Nello spazio che circonda il monumento c’è poi una particolarità: esiste infatti un punto esatto in cui si vedono tutti e 4 i nasi dei Mori contemporaneamente. E trovarlo pare che porti fortuna!

Tornando verso l’interno della città, ci siamo diretti verso Piazza della Repubblica, una delle più belle di Livorno con i monumenti dedicati ai granduchi di Toscana, Ferdinando III e Leopoldo II.

E’ anche la più grande piazza ponte d’Europa poiché è stata costruita sopra il Fosso Reale, il fossato che un tempo segnava l’inizio della linea difensiva della città. I Livornesi la chiamano anche Il Voltone, per la grande volta che copre il Fosso e fa scorrere l’acqua sotto la piazza-ponte.

Livorno in 1 giorno: piazza della repubblica
Livorno in 1 giorno: piazza della repubblica

Livorno: cosa vedere in 1 giorno

Da Piazza della Repubblica ci siamo diretti verso la Fortezza Nuova, costruita alla fine del 1500  dal Buontalenti per volere di Francesco I dei Medici che volle creare un nuovo spazio protetto per gli abitanti di Livorno.

La Fortezza ha una forma di pentagono protetto da una cinta muraria e da un sistema di fossi ed è costruita in mattoncini rossi e pietra serena. Venne successivamente in parte abbattuta per fare spazio ai due nuovi quartieri della Venezia e San Marco, realizzati per far fronte alla forte crescita demografica del 1700.

Durante la seconda guerra mondiale divenne rifugio di molti livornesi che ci rimasero addirittura ad alloggiare fino agli anni ’60. Al suo interno oggi ospita un parco pubblico e un salone per manifestazioni culturali.

Il quartiere che rappresenta per eccellenza Livorno è quello chiamato Venezia Nuova, l’unico tra l’altro che dopo la Seconda Guerra Mondiale ha potuto conservare intatti gran parte dei suoi monumenti storici ed architettonici.

Si tratta di una zona costruita intorno ai canali che portano il mare fin dentro la città. Ma non è solo per la sua somiglianza a Venezia che ne deve il nome. Quando nel ‘700 Livorno visse una forte espansione e un importante incremento demografico, furono infatti chiamati in città i maestri veneziani, gli unici in grado di costruire le case sull’acqua. Così prese vita un nucleo commerciale e abitativo, collegato al porto da vari canali, dove proprio dall’acqua si accedeva e sono tutt’ora visibili, alle cantine, con le botteghe al piano strada e le abitazioni più in alto.

Oggi è un quartiere pieno di locali e ristoranti che si affacciano sui canali.

Livorno: cosa vedere in 1 giorno

Ripresa l’auto, ci siamo avvicinati al mare per passeggiare sul lungomare e soprattutto sulla celebre Terrazza Mascagni, dedicata al celebre compositore livornese.

Si può dire che la pavimentazione a scacchiera sia un altro celebre simbolo e segno di riconoscimento di Livorno.
Qui un tempo sorgeva un belvedere di difesa (il Forte dei Cavalleggeri) e solo negli anni ’30 fu trasformata in una terrazza con vista sul mare e spazio in abbondanza per concerti, passeggiate e divertimento all’aperto. La casina a forma di tempietto fu distrutta nella seconda guerra mondiale e ricostruita identica e le macerie della guerra furono anche usate per allargare la terrazza fino alle dimensioni attuali.

Oggi il contrasto che fanno le 34mila piastrelle bianche e nere, la balaustra formata da 4 mila colonnine e la vista sul mare, ne fanno sicuramente un luogo suggestivo per passeggiare e scattare foto.

Infine se avete bambini, vi consiglio una visita all’Acquario di Livorno, proprio sul Lungomare.
Noi c’eravamo stati qualche anno fa, in questo articolo trovate la nostra esperienza.

Livorno: cosa vedere in 1 giorno

Ripresa l’auto, ci siamo diretti verso il Santuario della Madonna delle Grazie di Montenero che risale al 1345.

Quell’anno nel giorno della Pentecoste, il 15 maggio, un pastore storpio trovò l’immagine miracolosa della Vergine Maria in Piazza delle Carrozze e pare che la Vergine gli chiese di portala  sul colle di Montenero, luogo già conosciuto come rifugio di briganti e per questo considerato il “monte del diavolo”. Dopo mille peripezie l’uomo arrivò in cima al colle e si accorse di non zoppicare più. Da qui la devozione verso la Vergine e la costruzione del Santuario dove oggi è possibile vedere tanti ex voto che riempiono la chiesa.

Oltre a questa versione più leggendaria, esistono altre versioni sul ritrovamento di questa immagine e di come fu condotta fin qui, sta di fatto che nel tempo la sua popolarità è cresciuta. Tanti sono gli ordini di frati che si sono avvicendati nella sua custodia, fino a che nel 1792 i monaci benedettini di Vallombrosa lo hanno preso in carico e ampliato fino all’attuale struttura.

Abbiamo visitato la chiesa in stile puro barocco con stucchi e colonne di marmo, dove al centro dell’altare c’è l’immagine della Madonna, dalla quale prende il nome l’interno complesso monastico e la galleria ex-voto donati per le grazie ricevute.

Nel percorso si attraversa anche la galleria dei comuni dove sono esposti tutti gli stemmi dei comuni toscani che sono stati donati alla Vergine, proclamata patrona principale della Regione dal 1947.

Livorno: cosa vedere in 1 giorno >> dove mangiare

Qui si è concluso il nostro itinerario di 1 giorno a Livorno e dintorni ma prima di chiudere il mio articolo voglio consigliarvi un posticino dove mangiare.

Abbiamo cercato e trovato un posticino caratteristico lungo i canali del quartiere Venezia Nuova.

I l ristorante si chiama proprio L’Antica Venezia, gestito da ragazzi giovani molto gentili e attenti al servizio. Non potevamo che assaggiare i piatti più tipici di Livorno, a cominciare dal famoso cacciucco (con 5 C), il baccalà alla livornese e per finire con il ponce alla livornese! Si tratta di una bevanda tipica di Livorno, che i cittadini considerano un rimedio naturale contro qualunque acciacco. Per scoprirne gli ingredienti, non vi resta che assaggiarlo!

Livorno in 1 giorno dove mangiare