Normandia e Bretagna in macchina: il nostro itinerario

Da un pò di tempo pensavamo di organizzare un viaggio in macchina in Europa. Così la scorsa estate abbiamo costruito in itinerario in Francia per unire i desideri di ciascuno di noi 3: per me quello di vedere Mont San Michel, per mio marito i luoghi dello sbarco in Normandia e per Simone quello di vedere la tanto desiderata Parigi. Così abbiamo organizzato un itinerario di circa 15 giorni in Normandia e Bretagna in macchina, partendo da Firenze!

In questo articolo voglio quindi descrivervi il nostro itinerario on the road, le tappe e i luoghi assolutamente da non perdere in base alla nostra esperienza. Abbiamo cercato di concentrare quante più soste possibili e quasi tutti i giorni (ad eccezione della tappa in Normandia) abbiamo cambiato hotel, ma a parte i due tratti di andata e ritorno, le altre tappe sono state sempre contenute nei chilometri giornalieri.

Avevamo fissato l’itinerario dall’Italia e prenotato tutti gli hotel prima di partire, anche perché alcune zone non hanno tantissime strutture ricettive a prezzi contenuti.

Avevo personalmente solo quale remora per via del meteo che avremmo potuto incontrare (soprattutto per la pioggia), ma siamo stati abbastanza smentiti e a parte qualche mezza giornata piovosa, per il resto abbiamo trovato tempo buono.

Partendo a ridosso di Ferragosto, abbiamo preferito dirigerci per prima cosa in Bretagna, poi risalire verso la Normandia e infine scendere via Parigi.

Sia all’andata che al ritorno abbiamo fatto delle tappe intermedie. All’andata ci siamo fermati un giorno a Lione, già qualche tempo fa avevo scritto un articolo su cosa vedere a Lione in un giorno. Al ritorno, lasciata la Normandia, ci siamo fermati a Parigi e poi ad Aosta.

Ma veniamo alle informazioni pratiche per organizzare un viaggio tra Normandia e Bretagna in macchina.

    • Giorni di viaggio totali: 17 (dall’14 agosto 2022 al 31 agosto 2022).
    • Tappe intermedie: all’andata Lione, al ritorno Parigi e Aosta
    • Principali Posti visitati:  Rochefort‑en‑Terre, Vannes, Carnac, Concarneau, Quimper, Point du Raz, Locronan, Camaret sur Mer, Ploumanac’h, Treguier, Ile de Brehat, Paimpol, Point de Bilfot, Binic, Cap Frahel, Fort Lalat, Dinan, Cancal, Saint Malo, Mont Saint Michel, Sain Lo, Longue sur mer, Arromanches, Bayeux, Caen, Spiagge dello sbarco, Point du Hoc, Battery de maisy, St. Eglise sur mer, Ouistreham, Honfleur, Etretat,  Villequier, Jumieges, Rouen, Giverny.
    • Chilometri totali: circa 4.500 km
    • Trafori attraversati: all’andata Frejus, al ritorno Monte Bianco.
    • Persone: io, mio marito e nostro figlio di 11 anni
    • Mezzi utilizzati: la nostra macchina
    • Codice stradale francese: fate attenzione alle regole della strada in Francia, oltre ai limiti di velocità su cui sono molto attenti, è necessario acquistare sul sito ufficiale del Ministero francese della transizione ecologica, un bollino che certifica il tasso di inquinamento della vostra auto, da apporre sul vetro e che è obbligatorio per entrare in molte città come Lione o Parigi.
      Altra regola vuole che sia obbligatorio acquistare e tenere in auto, un kit per misurare il tasso alcolemico in caso si venga fermati dalla polizia. (Qui il link Amazon se vuoi acquistare il kit)
  • Mangiare: se fate un viaggio in macchina come noi, troverete ovunque aree di sosta attrezzate per fare picnic. Perciò noi abbiamo sempre optato per comprare l’occorrente nei piccoli market e pranzare, durante le tratte in auto, nelle aree attrezzate (con qualche accessorio portato da casa, come bicchieri, posate, una tovaglia di plastica).
    A cena abbiamo poi sempre mangiato al ristorante (sotto tutti i miei consigli tappa per tappa).Ricordatevi però due cose: i francesi mangiano presto, di conseguenza anche nei ristoranti occorre presentarsi presto, meglio se non oltre le 20. Domenica la maggior parte dei locali sono chiusi, anche d’estate.
  • Hotel: nella maggior parte delle strutture la colazione non è inclusa e risulta anche molto costosa. Tutte le città, piccole o grandi che siano, sono piene di boulangerie attrezzate anche per bevande calde, soluzione perfetta ed economicamente più accessibile. Tra l’altro potrete assaggiare tutte le goloserie francesi più famose. Ecco dove abbiamo soggiornato noi:
    • Vannes: Best Western Plus Vannes Centre Ville
    • Quimper: Hôtel De La Gare
    • Ploumanac’h: Logis Hôtel le Phare
    • Ploubazlanec: Le Relais De Launay
    • Saint Malo: Le Britannic
    • Bayeux: Hôtel Première Classe
    • Etretat: Le Cosy de Sarah
    • Rouen: Le Vieux Carrè
  • Parcheggi: quasi tutti gli hotel hanno parcheggi propri o convenzionati. Noi laddove necessario perchè non incluso, lo abbiamo sempre prenotato.
  • Guide: per un viaggio di questo tipo, consiglio senza dubbio la Lonely Planet che permette di studiare le tappe, i percorsi, cercare i ristoranti. In alternativa, per questo viaggio, per mancata disponibilità, ho acquistato la guida Feltrinelli e posso confermare che può considerarsi una valida alternativa.

E ora vi racconto il nostro itinerario giorno per giorno, che qui trovate anche nella versione Google Maps.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 1

Ripartiti da Lione, ci siamo diretti subito in Bretagna. Come prima tappa abbiamo scelto Vannes e poichè i chilometri sarebbero stati tanti (790km per la precisione), abbiamo fatto una sosta nel primo pomeriggio a Rochefort-en-Terre, uno dei borghi più antichi della Francia. Il piccolo centro storico era preso un pò d’assalto e a causa della siccità estiva, non così  rigoglioso di fiori e piante come avevamo letto sulla guida, ma una passeggiata fino al Castello e la chiesa di Notre Dame de Tronchaye, attraversando vicoli pieni di negozi di antiquariato, ci è servita a sgranchirci un pò le gambe.

Proseguendo per altri 50km siamo arrivati a Vannes, una delle città più gettonate e turistiche della Bretagna meridionale, un borgo di stampo medioevale caratteristico per la presenza di molte case a graticcio nel suo centro storico. Questo tipo di edificio, tipico a partire dal Medioevo, è caratterizzato da un’intelaiatura in legno con travi orizzontali, verticali e oblique che restano visibili dall’esterno anche a costruzione finita.

La Vieux-Vannes, ovvero il centro storico, è un intrico di stradine e piazzette dove si affacciano queste case, con finestre sbilenche e prospettive che fanno convergere gli edifici o danno l’impressione di decadenza. Da vedere la Cathédrale Saint Pierre e passaggiare a sera lungo il porto.

Se capiterete come noi il 15 agosto a Vannes, potrete assistere alle Feste d’Arvor, la ricorrenza folkloristica bretone più importante durante la quale viene eletta (simbolicamente) ogni anno dal 1928, la regina del Pays Vannetais. La sera abbiamo quindi assistito alla sfilata di tutti i gruppi folklorisitic provenienti da ogni città della Bretagna che mostrano con i loro abiti, balli e strumenti musicali la diversità e la ricchezza della cultura bretone.

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Dove mangiare a Vannes

Creperie du Port: Ottima posizione sul porto, personale gentile e ampia scelta di crêpes salate e dolci, anche componibili a proprio gusto. Molto buona la crêpes al salmone, porri, formaggio ed erba cipollina e tra quelle dolci, la flambé con fondente, marmellata di arancio e cointreau o quella al caramello, nocciole e mandorle. Ristorante consigliatissimo ma meglio prenotare.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 2

Da Vannes ci siamo diretti a Carnac, il sito preistorico più importante d’Europa con i suoi misteriosi monoliti risalenti all’epoca Neolitica. Questi massi chiamati menhir, sono circa 2000, si trovano su una superficie lunga 4km e si alternano a tumuli sepolcrali. Su di essi si sono susseguite molte teorie: per alcuni rappresentano soldati romani pietrificati, per gli americani della seconda guerra, degli sbarramenti tedeschi anticarro, per altri ancora hanno un significato religioso insieme ad un loro uso come osservatori astronomici.

Il sentiero che gira intorno al sito permette di vederli bene da ogni angolazione perciò noi non abbiamo fatto il tour guidato all’interno. I menhir variano per altezza, i più alti raggiungono i 5mt, alcuni sono disposti in cerchi, altri sono invece isolati.

Nei pressi del sito, abbiamo visitato il tumulo di Saint Michel, una collinetta artificiale dove si trovano delle tombe rudimentali.

Ripartendo da Carnac, dopo circa un’ora di strada ci siamo fermati a Concarneau, una città fortificata di epoca medioevale situata su un isolotto roccioso collegato alla terra ferma da un ponte pedonale.
Bellissima da fuori, il colpo d’occhio è da cartolina, vale la pena entrarci anche solo per la passeggiata sopra i bastioni e per vedere un bellissimo panorama. Purtroppo nei giorni di agosto in cui l’abbiamo visitata noi, era presa d’assalto e le vie interne molto affollate da non permettere di godere appieno della sua atmosfera.

Da qui siamo ripartiti verso Point du Raz, ovvero la “fine della terra“, sia della regione del Finistèere che della Francia.

Il parcheggio si trova ad un 1km dal promontorio, ma il camminamento è adatto a tutti e consente di attraversare un’area naturalistica interamente protetta con distese di brughiere a picco sulle scogliere e su cui si scorgono in lontananza i fari in mezzo al mare.

Il promontorio finale è uno degli scenari più famosi di Bretagna, scolpito dall’oceano e dai venti. Davanti si erge il faro quadrato dell’îlot de la Vieille, acceso nel 1887 e al di là delle rocce in mare aperto, si scorge l’isola di Sein e, quando il tempo è sereno, il faro di Ar Men.

In totale considerate circa 2 ore per visitare il promontorio.

In serata, siamo arrivati a Quimper.

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Dove mangiare a Quimper

Café du Finistère: ottima scelta di birre bretoni, è anche uno dei pochissimi locali che abbiamo trovato aperto dopo le 21. Centralissimo davanti al duomo, propone buoni hamburger e omelette.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 3

La prima mattina l’abbiamo dedicata (con la scusa di cercare una boulangerie per colazione) a girare il centro storico di Quimper, capitale della regione del Finistére, noto come l’affascinante posticino definito così da Flaubert. Il suo nome significa confluenza di due fiumi dove inizialmente fu fondata. Nel tempo la cittadina si è espansa verso zone più basse, lungo le sole rive del fiume Odet dove ora si diramano strade ciottolose, si susseguono case a graticcio e innumerevoli ponti di ferro bassi colmi di fiori. Nella piazza centrale si impone il bellissimo duomo gotico, la Cathedral Saint Corentin con le due guglie gemelle alte 75 metri, al centro delle quali si trova la statua del re Gradlon.

Come seconda tappa della giornata abbiamo scelto Locronan, un’antica cittadina bretone famosa per la produzione di tessuti per le vele e che riforniva nel Medioevo la marina francese, inglese e spagnola. Le navi che risalivano infatti la costa del Finistère si ritrovavano tutte in fila e nell’attesa facevano riparare le loro vele, fino a che però non fu vietata l’esportazione dei tessuti in Inghilterra e fu introdotto il telaio meccanico che decretò il declino di Locronan.

In verità l’aspetto più caratteristico del piccolo paese è il suo essere rimasto intatto nel suo antico e originario aspetto medioevale senza alcuna ricostruzione o ammodernamento.

Locronan, con la sua piazza pavimentata con ciottoli, le strette stradine, il vecchio pozzo e la chiesa di Saint Ronan, è stato nominato uno dei Les Plus Beaux Villages de France.

Ripartiti da qui, ci siamo diretti per pranzo a Camaret sur Mer, una piccola cittadina sul mare con il porto e un lungomare che corre parallelo alla cittadina. Abbiamo camminato tutto il tratto fino alla Torre di Vauban e poi alla punta della penisola Sillon de Camaret dove la bassa marea e i barconi abbandonati creano un vero e proprio cimitero marino che rendono suggestiva l’ambientazione. Qui si trova anche la cappella di Notre Dame de Rocamadour al cui interno si trovano modelli di navi donate come segno di gratitudine per coloro che furono salvati da un naufragio.

Infine in uno dei tanti locali sul lungomare, è possibile assaggiare uno dei piatti tipici della Bretagna: le moules con patatine fritte.

La tappa successiva della giornata è stata Ploumanac’h (2 ore e mezzo di auto da Camaret), una delle località di vacanza più vive della Bretagna. Essendoci arrivati nel tardo pomeriggio, abbiamo deciso di percorrere al tramonto il sentiero dei doganieri a partire da La Plage Saint Guirec, che corre intorno ad una penisola di granito rosa dove bellissimi massi modellati dal vento e dal mare, si ergono come scogliere a picco sul mare alternandosi a distese di brughiera. Qui si appostavano i doganieri per avvistare le navi di pirati e contrabbandieri nel XIX secolo.

Lungo il sentiero, tra i più belli e scenografici della Bretagna, per i suoi colori che al tramonto si accendono ancora di più, si possono trovare una minuscola cappella, un castelletto ed un faro di granito che si eleva su una roccia a picco sull’oceano

Abbiamo percorso tutto il sentiero fino alla spiaggia di Trestraou,  per poi rientrare ad anello al nostro hotel, per un totale di circa 3 ore.

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Dove mangiare a Camaret sur Mer

Le Styvel: il lungomare è pieno di locali, la cosa più difficile non è scegliere ma trovarne uno che abbia posto. Le Styvel è situato nella parte verso il porto, abbiamo assaggiato sia la zuppa di pesce che le tipiche moules ed entrambi i piatti erano molto buoni!

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 4

Ripartendo da Ploumanac’h abbiamo fatto una piccola deviazione fino a Plougrescant per vedere la casa bretone più fotografata, “la casa tra le rocce” o La Maison du Gouffre. Castel Meur è una casetta incastrata tra enormi rocce, costruita nel 1861, tutt’ora abitata e che attira migliaia di turisti curiosi.

Abbiamo poi proseguito per Tréguier, un piccolo borgo famoso per la sua Cathédral de Saint Tugdal con il campanile romanico a punta gotica traforata. Al suo interno si trova il sepolcro di Sant Yves, patrono degli avvocati per lo spirito di giustizia dimostrato nel difendere i poveri e patrono anche dell’intera Bretagna. Tra le vie del centro si possono ammirare numerose case a graticcio.

Per pranzo siamo invece arrivati all’imbarco dell‘Île-de-Bréhat. Considerate che è una meta molto gettonata, anche dai francesi. Quando siamo arrivati noi i parcheggi erano completi, per fortuna il nostro host è stato molto gentile e ci ha fatto lasciare l’auto nel parcheggio del b&b nonostante non fosse ancora l’ora per il check-in.

L’isola è lunga solo 3,5km e si può percorrere solo a piedi o in bici e possiede un patrimonio naturalistico tipicamente bretone e molto sorprendente, scelta da molti artisti per soggiornarvi anche per lunghi periodi.

Si tratta in realtà di due isole collegate da un ponte: nell’isola a  sud si trova il porto, la spiaggia, il borgo con la sua vivace piazza, le case di corsari e la sua chiesa del XVI secolo. L’isola a nord ha tutt’altro scenario con distese di malva e muretti di pietra che le donano un’aria selvaggia e più autentica. Qui si trova anche il faro di Paon, del 1853, costruito in granito rosa, distrutto dai tedeschi nel corso della guerra e poi ricostruito a cavallo tra la fine degli Quaranta e l’inizio dei Cinquanta.

Ma la cosa che mi ha colpito di più è la bassa marea il cui fenomeno abbiamo trovato particolarmente accentuato lungo le spiagge dell’isola. Tanto che l’equipaggio del traghetto che ci ha portato sull’isola si è raccomandato di ritornare al molo per tempo dato che la sera avremmo trovato l’imbarco spostato di diverse centinaia di metri…e così è stato.

E’ difficile da spiegare la sensazione del fondale che riaffiora, delle conchiglie che si ritrovano sulla sabbia, delle barche in totale secca. Uno scenario forte che esprime tutta la potenza e la forza della natura.

In tarda serata, dopo questa bellissima escursione (abbiamo camminato quasi 30km considerando di aver lasciato l’auto al nostro B&B) siamo tornati a Paimpol.

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Dove mangiare a Paimpol

Purtroppo la giornata è stata molto lunga e impegnativa, quindi non siamo riusciti ad arrivare per cena ad un orario “francese”. In molti ristoranti (compresa una pizzeria italiana molto famosa e gettonata), non ci hanno accolto. Per fortuna nel pieno centro di Paimpol alcuni ristoranti facevano orari più mediterranei, così abbiamo cenato alla Crêperie Mad-Atao Grillades dove abbiamo mangiata un’ottima entrecote e ovviamente (dato il nome del locale) una buona crêpe dolce, stavolta ai marroni.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 5

Paimpol è una graziosa cittadina con un piccolo porto turistico e tante case colorate che si affacciano davanti, in contrasto con quelle a graticcio o di granito grigio dei vicoli interni del centro (il quartiere Latino), per lo più di proprietà di armatori, data la fiorente attività di pesca (oggi soprattutto di ostriche).
Una curiosità di Paimpol è che nell’Ottocento da qui salpavano ogni mese di febbraio 50 vascelli diretti alla pesca del merluzzo nei mari d’Islanda, perciò da quel momento fino alla fine di settembre, in città mancavano tutti gli uomini giovani.

Pur essendoci il porto, in realtà il mare non è visibile, i canali sono in realtà tutte vie artificiali costruite tra i cantieri navali, dove però attraccano yatch di lusso e pescherecci.

Nonostante la pioggia, ci siamo spostati a visitare nei dintorni l’Abbaye de Beauport, risalente al 1200 e costruita inizialmente come luogo di sosta per i pellegrini in cammino verso Santiago de Compostela.

L’abbazia è stata in parte ristrutturata, in estate ospita mostre e spettacoli di luce surreali nella natura in cui è immersa. Noi abbiamo passeggiato lungo il sentiero intorno all’abbazia, scorgendo tutti gli edifici che fanno parte del comprensorio.

Dall’abbazia abbiamo percorso in auto la strada delle falesie, passando per il Moulin de Craca, ancora funzionante con tetto e pale che ruotano in base alla direzione del vento.

Proseguendo lungo la costa siamo arrivati a Binic, un piccolo centro vivace con il porticciolo, un bel lungomare e tanti ristorantini dove fare una sosta pranzo. A metà Ottocento Binic era uno dei porti più attivi del paese, ora è un centro turistico con attorno delle belle spiaggie dove giocare nelle ampie distese di sabbia rilasciate dalla bassa marea.

Da Binic abbiamo proseguito la strada nello splendido scenario delle falesie a picco sul mare fino a Cap Frehel, dove le distese di brughiere a perdita d’occhio contrastano con il blu del mare (e se siete fortunati con il tempo anche con il blu del cielo). Sul promontorio quasi incontaminato si trovano due fari: quello vecchio costruito in pietra di granito dal marchese Vauban durante il regno di Luigi XIV intorno al 1650, simile ad una torre di avvistamento e quello più moderno, imponente e  squadrato, costruito nei primi anni Cinquanta, chiaramente elettrico. E’ uno dei fari più potenti della  Bretagna, pare che la sua luce sia visibile ad una distanza di oltre 100 Km.

A pochi km da qui, abbiamo visitato il Fort La Latte, un castello fortificato, tra i più belli della Bretagna, costruito nel XIV secolo e restaurato nel Novecento riacquistando il suo splendore a picco sul mare. E’ costruito con l’ardesia rosa e per accedervi ci sono due ponte levatoi. Al suo interno si trova una fonderia di palle di cannone, un orto di erbe officinali e un imponente mastio, oltre che un colpo d’occhio sulle scogliere antistanti davvero bello (per questo vi consiglio di salire sui camminamenti più alti del castello).

In serata siamo arrivati a Saint Malo dove ci siamo goduti un bellissimo tramonto dalle mure osservando il fenomeno dell’alta marea sulla spiaggia proprio davanti ai nostri occhi.

Saint-Malo è una bellissima città situata sulla costa nord-ovest della Bretagna con un’importante tradizione marittima. E’ circondata da mura e costruita con la stesso granito grigio di Mont St. Michel.

Nacque come isola fortificata per controllare sia il mare che l’estuario del fiume Rance.

Oggi è unita alla terra ferma e la sua cinta muraria conferiscono al suo centro storico la denominazione di “Intra-Muros”. All’interno solo stradine acciottolate, case a graticcio e tantissimi ristoranti di mare per mangiare ostriche e crostacei. L’ho trovata eccessivamente turistica però per la sua composizione e posizione merita sicuramente di essere visitata.

Noi abbiamo preferito evitare i ristoranti acchiappaturisti. Abbiamo comprato un panino e ci siamo goduti un bellissimo tramonto dalle mure osservando la Fortezza di Saint Malo, situata su un’isola al largo che di giorno è raggiungibile a piedi e che a quell’ora, a causa dell’alta marea sulla spiaggia che corre velocissima, ne sommerge la strada di collegamento, detta La Grève du Talus.

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Dove mangiare a Binic

Lungo la passeggiata che corre parallela al porto, ci sono tantissimi locali. Noi abbiamo scelto la Brasserie Nord Sud Binic con tavoli sia all’aperto che dentro. Abbiamo assaggiato le specialità di mare della zona: gamberi alla griglia, la zuppa di pesce e la cruditè di gamberi rosa. Sapori buoni e prezzi contenuti

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 6

Rimanendo a dormire due notti a Saint Malo, abbiamo iniziato la giornata visitando Dinan, una tranquilla cittadina bretone di origine medioevale dove le case a graticcio hanno una personalità ancora differente dagli altri borghi visitati fino ad ora. Sembrano essere passate intatte al corso dei secoli.

Circondata anch’essa da una cinta muraria, il centro storico è fatto da stradine acciottolate (bellissima ma un po’ faticosa perchè in salita, Rue du Jersual), caffè e pasticcerie da cui provengono i profumi inebrianti dei dolci francesi.

Approfittando della bellissima giornata di sole, ci siamo poi diretti a Cancale, uno dei Sites Remarquables de Gout, ovvero la cittadina famosa per la produzione delle ostriche che vengono coltivate nelle tipiche “parcs” ostricole, ovvero delle aree del mare delimitate da piccole dighe. L’abbondanza di plancton nel canale della Manica, pare dia un sapore talmente particolare alle ostriche da renderle famose in tutto il mondo.

Qui è tassativo arrivare per l’ora di pranzo, passeggiare lungo il molo e fermarsi in uno dei chioschi con le tende a strisce colorate che preparano allettanti piatti di ostriche e limone a prezzi stracciatissimi (9€ per 12 ostriche da scegliere tra 3 dimensioni)

Con la bassa marea si possono vedere i banchi di allevamento e le spiagge ricoperte da uno strato di conchiglie vuote che le fanno sembrare luccicanti e striate.

Tappa successiva è stata Point du Groin dove c’è un altro sentiero di doganieri fatto di alte scogliere e molto panoramico (si vede addirittura Mont St. Michel) per poi fermaci a fare un tuffo nella Plage Verger.

In serata siamo rientrati a St Malo e stavolta, sempre al tramonto, abbiamo attraversato la lingua di sabbia per andare sull’isola Grand Bé. Attenzione però ai tempi delle maree perché si rischia di rimanere bloccati sull’isola! L’isola è caratterizzata da spiagge sabbiose, rocce affioranti e vegetazione costiera e qui si trova la tomba del celebre scrittore francese Chateaubriand.

Ma la cosa di maggiore rilevanza è secondo me la vista spettacolare che si può vedere dall’isola sulla città di Saint-Malo, sulle mura cittadine e sul mare circostante.

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Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 7

Dopo una settimana in Bretagna, siamo entrati ufficialmente in Normandia, realizzando uno dei miei sogni di questo viaggio: visitare Mont Saint Michel, uno dei luoghi più iconici e affascinanti della Francia.

Consiglio di arrivare abbastanza presto, il parcheggio è enorme ma fa presto ad arrivare un gran numero di turisti (il costo è 15€ e dista 2.5km, c’è comunque anche un servizio di navetta gratuita – non è possibile parcheggiare più vicino)

Camminando sulla passerella, si gode l’avvicinamento all’abbazia benedettina dedicata all’arcangelo Michele. Venne infatti costruito come un monastero fortificato nell’VIII secolo e ha svolto un ruolo importante sia come luogo di pellegrinaggio religioso che come roccaforte difensiva nel corso dei secoli.

L’abbazia costruita in stile gotico con materiali locali come granito e arenaria, si innalza sulla cima di un isolotto roccioso, con le sue torri, i campanili e le maestose arcate.

Noi siamo arrivati in un momento di assoluta bassa marea, perciò l’isolotto ci è apparso circondato da distese di sabbia a perdita d’occhio, in assoluto contrasto con le strette stradine acciottolate del suo interno.

Devo dire che per quanto sia affascinante, magico e misterioso da fuori e sarei rimasta a guardarlo per ore da lontano, è caotico e quasi opprimente al suo interno, dato soprattutto l’elevato numero di turisti che sono arrivati nel corso della mattinata. Cosa che ci ha impedito di visitare l’abbazia e le prigioni (c’era una fila interminabile).

Abbiamo rimediato camminando lungo le mura, tra la torre Nord e le scale usate per il trasporto dei viveri e altri beni ai monaci del tempo.

Considerate mezza giornata per visitarlo e andare e tornare a piedi dal parcheggio.

Dopo Mont Saint Michel siamo proprio entrati in Normandia, notando fin da subito un cambio di paesaggio: tutto molto più verde, distese sconfinate di prati dove abbiamo visto correre liberi cavalli e pecore.

Siamo arrivati fin qui per visitare i luoghi dello sbarco, ovvero i luoghi che all’alba del 6 giugno 1944 videro l’inizio della più grande offensiva militare della storia, il famoso D-Day: 7000 unità e decine di migliaia di soldati inglesi, americani e canadesi sbarcarono sulle coste normanne per iniziare la liberazione dell’Europa dalla Germania nazista.

Tutto il tratto di costa che abbiamo attraversato in 3 giorni è carico di testimonianze, veri e propri musei a cielo aperto, memoriali, cimiteri monumentali e bunker, che insieme compongono i luoghi della memoria. Un viaggio nel viaggio molto forte emotivamente, carico di storie che abbiamo appreso tutti e tre, immergendoci nei racconti di quelle ore e quei giorni che hanno cambiato la storia dell’umanità.

La prima sosta che abbiamo fatto in questa parte della Normandia è stata Saint Lo, la città nota come “la capitale delle rovine“, completamente rasa al suolo e ricostruita. Saint’Lo si trovava in una posizione strategica per entrambe le parti coinvolte nel conflitto, essendo situata su una collina dominante nella regione e rappresentando una porta d’accesso alla pianura di Normandia. Subì pesanti bombardamenti che la ridussero in macerie, diventando un simbolo della distruzione causata dalla guerra. Il punto più signifcativo della cittadina è la la Cattedrale di Notre-Dame, un’imponente struttura gotica, sulla cui facciata sono chiaramente visibili i segni della ricostruzione.

Da qui ci siamo fermati all’Abbazia di Cerisy-la-Forêt, un monastero benedettino dell’XI secolo fondato da Guglielmo il Conquistatore. L’abbazia presenta un mix di stili architettonici romanico e gotico e rappresentò un importante centro religioso durante il Medioevo, con una comunità di monaci che vivevano e pregavano qui. Nel corso dei secoli, l’abbazia ha subito periodi di declino, saccheggi e danni causati dalle guerre, per poi essere definitivamente restaurata nel XIX secolo. Passeggiando intorno si trova un laghetto e un parco dove si respira un’atmosfera pacata e rilassante.

Riprendendo l’itineraro sui luoghi dello sbarco ci siamo fermati a Longues-sur-Mer battery, dove si trova la postazione dfensiva tedesca meglio conservata, fatta di 4 bunker in cemento con i cannoni ancora puntati verso la Manica.

Poi siamo arrivati ad Arromanches, uno dei luoghi più famosi dello sbarco dato che qui fu messo in piedi il porto artificiale Mulberry, costruito dagli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale per far sbarcare oltre due milioni e mezzo di uomini  e mezzo milione di veicoli. Un’opera di ingegneria inimmaginabile, uno sforzo logistico che ha battuto sul tempo il nemico e di cui non ci si può render conto fino a che non ci si trova qui. Si possono vedere a largo davanti al paese, le rovine del porto ma soprattutto vale assolutamente la visita il Museo del D-Day di Arromanches dove viene descritta la costruzione del porto attraverso un modello in scala, reperti e filmati.

Per questi giorni nei luoghi dello sbarco abbiamo scelto di fermarci a Bayeux, una cittadina medioevale molto graziosa da visitare.

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Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 8

La scoperta dei luoghi dello sbarco oggi l’abbiamo cominciata dal Ponte Pegasus, uno dei due ponti gemelli che attraversano i canali di Caen e il fiume Orne, bersagliati la notte prima del D-Day dagli alianti britannici che così riuscirono ad avanzare verso est senza che i tedeschi potessero inviare rinforzi.

Oggi il ponte originale non c’è più ma un pezzo si può vedere esposto al Memoriale Pegasus dedicato alla memoria delle truppe britanniche della 6ª Divisione Aerotrasportata, che furono schierate nella zona durante lo sbarco in Normandia il 6 giugno 1944. Il memoriale è situato proprio sul luogo in cui atterrarono le truppe e oltre a commemorare i soldati caduti, il percorso museale (all’aperto e al chiuso) racconta la storia dell’operazione Pegasus e l’importante ruolo che ebbe nella liberazione della Francia dall’occupazione tedesca.

Da qui ci siamo spostati a Caen per visitare il museo memoriale che prende il nome dal Generale Eisenhower, situato sopra quello che fu il quartier generale dell’esercito tedesco a partire dal 6 giugno.

Il museo (noto anche come il museo della Pace) è uno dei musei più importanti e completi dedicati alla storia del XX secolo, in particolare alla Seconda Guerra Mondiale e alle sue conseguenze nei decenni successivi.

Per visitarlo ci vogliono circa 3 ore con una vasta gamma di esposizioni interattive, documenti storici, fotografie, filmati e oggetti che spiegano le ragioni che hanno portato alla scoppio della Grande Guerra, alla periodo della propaganda di Hitler, il governo di Vichy in Francia, il secondo conflitto mondiale, il ruolo della Russia, i conflitti tra Cina e Giappone, il genocidio degli ebrei, fino alla fine della Guerra Fredda e la caduta del muro di Berlino. Chiaramente una porzione importante è dedicata al D-Day, ai dettagli dell’operazione Overlord, ai combattimenti che si svolsero sulle spiagge dello sbarco e delle conseguenze di questa importante fase della guerra.

La definirei una tappa importante per comprendere questa fase della storia dell’uomo, fattibile anche con bambini dagli 8/9 anni in su.

Nel pomeriggio ci siamo spostati prima a Juno Beach, la spiaggia dove  sbarcò l’esercito canadese e visitato il memoriale che racconta del contributo canadese all’operazione del D-Day.

Infine sosta al British Normandy Memorial, inaugurato il 6 giugno 2021 per commemorare gli oltre 22.000 soldati britannici che hanno perso la vita durante la Seconda Guerra Mondiale durante le operazioni di sbarco in Normandia. E’ situato su un promontorio che domina la spiaggia di Gold, una delle cinque spiagge utilizzate per lo sbarco in Normandia. Il monumento è stato progettato per rappresentare una serie di muri, su cui sono incisi i nomi dei soldati caduti, in ordine alfabetico senza distinzione di grado o gerarchia, con lo scopo di simboleggiare l’unità e il sacrificio di tutte le persone coinvolte nella liberazione dal regime tedesco.

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Cosa vedere a Bayeux

Durante i tre giorni di permanenza a Bayeux per visitare i luoghi dello sbarco, abbiamo anche vistato questa graziosa cittadina medioevale che conserva due opere di rilevanza storica:

  • l’arazzo di Bayeux, un prezioso manufatto di lino lungo circa 70 metri, ricamato a mano nel XI secolo, che narra la storia dell’invasione normanna dell’Inghilterra da parte di Guglielmo il Conquistatore nel 1066. La particolarità che lo contraddistingue sono la cura dei dettagli e i colori che hanno conservato quasi intatta la loro vivacità.
  • La Cattedrale di Bayeux, dedicata a Notre-Dame, un’imponente struttura di origine romanica con aggiunte gotiche che risale al XIII secolo. Da visitare assolutamente all’interno e, se siete fortunati come noi, potreste trovare delle manifestazioni durante le quali di sera la cattedrale si illumina in uno spettacolo di luci e suoni molto suggestivo.

Ma Bayeux è anche un affascinante intreccio di stradine medievali, case a graticcio e affacci pittoreschi dove la sera camminare alla ricerca di un ristorante per cena.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 9

Ultimo giorno nei luoghi dello sbarco. Oggi abbiamo scelto di visitare subito il Cimitero e monumento alla memoria americano, noto anche come Cimitero Americano di Colleville-sur-Mer o Cimitero di Omaha Beach. È un luogo di grande importanza storica e di commovente commemorazione dei soldati americani caduti durante lo sbarco. Il cimitero ospita le tombe di oltre 9.300 soldati americani, su cui sono poste croci latine o stelle di David, simbolo religioso e identificativo dei soldati e i nomi di oltre 1.500 dichiarati invece dispersi.

Tra tutti questo è forse il memoriale più toccante.

Al centro del cimitero si trova il Monumento alla Memoria, una statua in marmo bianco di 22 metri di altezza che rappresenta la Libertà alata, simbolo di vittoria e libertà ottenute grazie al sacrificio dei soldati caduti.

A poca distanza dal cimitero c’è Point Du Hoc uno dei luoghi più strategici dell’intera operazione militare: la scogliera alta circa 30 metri dominava la costa circostante e rappresentava una minaccia significativa per le navi da guerra e le truppe di sbarco. La sua cattura era essenziale per garantire la sicurezza delle spiagge di Utah Beach e Omaha Beach.

Ma il promontorio era stato pesantemente fortificato dai tedeschi, quindi lo scontro qui fu molto duro e causó danni significativi alla stessa scogliera (ancora oggi se ne vedono le tracce).

Poco distante da qui abbiamo visitato la Batterie de Maisy, una serie di fortificazioni tedesche rimaste nascoste per decenni dopo la guerra, sebbene si troviasseeo nelle immediate vicinanze delle spiagge dello sbarco in Normandia. Solo nel 2003 un gruppo di ricercatori la scoprì e oggi, in uno scenario completamente immerso nella vegetazione, è possibile esplorare le trincee, i bunker e le postazioni di artiglieria originali.

Utah Beach è invece la spiaggia più occidentale ma anche tra le principali dello sbarco. Fu assegnata alle truppe americane per stabilire una testa di ponte sicura sulla costa francese per l’avanzata delle truppe terrestri e per facilitare l’invasione dell’Europa continentale. Qui le truppe americane con grande determinazione e coraggio riuscirono a superare le difese tedesche con minori perdite rispetto ad altre spiagge. Anche qui abbiamo visitato il Musée du Débarquement con una ricca esposizione di oggetti, uniformi, veicoli e documenti storici.

Come ultima tappa della giornata ci siamo diretti a Sainte Mère Église uno dei luoghi più frequentati forse perchè la sua chiesa compare nel film “Il giorno più lungo” nella scena in cui il paracadutista americano penzola con il paracadute incastrato sul campanile. La storia fu effettivamente reale: molti paracadutisti furono lanciati sopra il villaggio per assicurare il controllo delle vie di comunicazione circostanti. Uno dei momenti più iconici si verificò quando il paracadutista americano John Steele rimase impigliato al campanile della chiesa di Sainte-Mère-Église. Rimase appeso lì per diverse ore, assistendo alla battaglia sottostante, prima di essere catturato dai tedeschi. La sua storia divenne leggendaria e il campanile della chiesa è diventato un simbolo della liberazione della cittadina.

E’ ancora oggi un luogo di commemorazione e celebrazione per ricordare il D-Day e ogni anno, il 6 giugno, ospita eventi e cerimonie, con la partecipazione di veterani, autorità militari e visitatori provenienti da tutto il mondo.

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Dove mangiare a Bayeux

Boulangerie Capucine: Per noi la boulangerie migliore di tutta la Normandia! Croissant, pain au chocolate e baguette davvero buone e fatte artigianalmente. Noi siamo venuti per 3 mattine di seguito a fare colazione, ha i tavolini fuori e possibilità di ordinare the, caffè, cappuccino.

L’Assiette Normande: qui d’obbligo prenotare. Si trova proprio accanto alla cattedrale, ha nel menù piatti tipici di questa zona tra cui le crevette con la maionese, la zuppa di cipolle e le mules con crema di camambert. Consigliatissimo (anche se non proprio leggero) il piatto vegetariano on la fonduta di camambert.

Oh La La: se avete voglia di hamburger, è il posto per voi. Ottimo, ben cotto e ben condito. Ci sono pochi posti quindi nel caso c’è un po’ da aspettare. Buone le birre e prezzi onestissimi. Il menù non ha tantissima scelta, ma se si vuole mangiare l’hamburger, ve lo consiglio

Pizzeria Fred’Au: se invece avete una voglia irrefrenabile di pizza, vi sembrerà strano ma questa pizzeria con forno a legno fa una pizza davvero all’italiana. Impasto ben lievitato e anche se il condimento sopra risente dell’influenza francese, la pizza risulta molto buona. Anche qui consiglio di prenotare

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 10

Dei luoghi dello sbarco abbiamo visitato tanti posti che hanno giocato un ruolo significativo, tanti musei e memoriali che ci hanno aiutato a conoscere l’imponenza di questa operazione militare che ha cambiato di fatto la storia dell’uomo.

L’ultimo museo sul tema che abbiamo visitato è stato il Musée du Mur de l’Atlantique a Ouistreham Riva Bella, che si trova all’interno di un imponente bunker tedesco, anzi in quello che fu il più grande quartier generale delle truppe di Hitler che erano schierate a difendere la foce del fiume Orne. Fu conquistato 3 giorni dopo lo sbarco. Oggi nei 5 piani del bunker sono stati ricostruiti gli ambienti originali, le sale radio, l’ameria, l’infermeria, la sala dei telefoni e le postazioni di osservazione.

L’ultmissima tappa del nostro tour nei luoghi dello sbarco è stata infine Sword Beach.

Per pranzo siamo invece arrivati a Honfleur, una tra le cittadine più belle della costa della Normandia. Purtroppo la nostra idea del pittoresco porticciolo e delle stradine che hanno ispirato i pittori impressionisti, è stata un pò “sciupata” dal gran caldo che abbiamo trovato e dal gran numero di turisti che invadevano le strade e il porticciolo.

Honfleur è posta sopra un territorio creato dall’accumulo di limo portato dalla Senna e passeggiare sul porto dà un colpo d’occhio davvero pittoresco.

Cosa vedere a Honfleur:

  • il Vieux Basin, il centro storico caratterizzato da case a graticcio e case in ardesia di forma asimetrica.
  • La Lieutenance, una storica fortezza situata all’ingresso del porto di Honfleur. Risalente al XVII secolo, questa imponente struttura è stata utilizzata come residenza per il luogotenente del re e come difesa per il porto.
  • La Chiesa di Sainte-Catherine, con il suo campanile separato e più volte presente nelle opere di Monet. E’ la più grande chiesa in legno d’Europa dato che all’epoca della guerra dei cent’anni la pietra era usato solo a scopi miltari.
  • Rue du Dauphin, una delle strade più pittoresche di Honfleur. È caratterizzata da affascinanti case a graticcio, gallerie d’arte, negozi di souvenir e caffè. Camminare lungo questa via è un’esperienza piacevole per immergersi nell’atmosfera unica di Honfleur.
  • Les maison Satie: la casa in legno rosso del famoso compositore

Infine tenete sempre gli occhi aperti perchè Honfleur fu la patria di Boudin, precursore e maestro di Monet perciò potrete vedere alcuni scorci dei suoi quadri per le vie di Honfleur, focalizzati da delle riproduzioni poste sui muri delle case.

Da Honfluer siamo ripartiti attraversando il Ponte di Normandia, un ponte sospeso spettacolare che collega Honfleur a Le Havre sulla riva opposta della Senna. E’ uno dei ponti sospesi più lunghi al mondo, con una campata centrale di 856mt, dal design moderno e simbolo di progresso oltre che di unione fra le due anime territoriali della Normandia.

In serata (l’ora migliore direi) siamo arrivati a Étretat, la piccola cittadina dove le scogliere di alabastro raggiungono il loro massimo splendore e rappresentano uno dei luoghi simbolo della Normandia.

Lasciate le valigie nel nostro b&b (a proposito stra-consigliato per posizione, cura dei dettagli e attenzione alle famiglie – Le Cozy de Sarah), abbiamo colto l’ora del tramonto per andare subito a vedere le tre famose formazioni: l’Aiguille (l’ago), la Porte d’Aval (la porta d’Aval) e la Manneporte, le scogliere bianche che emergono dall’acqua e offrono uno scenario mozzafiato.

Abbiamo percorso il sentiero che risale verso la Falesia d’Aval che nell’interno è ricoperta di verdi prati mentre verso il mare presenta delle fortificazioni tedesche. Dalla cima (portate con voi qualcosa per coprirvi perchè il vento può essere forte e fresco) si vedono le altre formazioni rocciose (l’arco e l’ago) e si possono fare delle foto spettacolari.

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Dove mangiare a Étretat

Restaurant Lann-Bihoué: tra le crêpes più buone assaggiate durante il nostro viaggio. Ampia scelta sia di crepes dolci che salate, l’impasto è fragrante e sono molto ben condite. L’unica nota che faccio è che ce ne sono pochissime vegetariane, ma i camerieri sono disponibili a fare qualunque variazione. Non prende prenotazioni e chiude presto. Quindi ve lo consiglio ma cercate di non arrivare tardi altrimenti tocca stare un pò in coda.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 11

Oggi la giornata è iniziata con la pioggia ma non ci siamo scoraggiati e siamo tornati sul lungomare di Etretat per percorrere il sentiero opposto e salire sulla Falesia d’Amont, quella che compare in moltissime opere di Monet e che Maupassant paragonò ad un elefante che bagna la proboscide nell’oceano.

In cima alla scogliera si trova la chapelle Notre Dame de la Garde e una scultura futuristica a forma di arco appuntito, in memoria  di due aviatori francesi che per primi, nel 1927, sperimentarono la traversata aerea dell’oceano Atlantico da Parigi a New York e questo fu l’ultimo punto in cui furono avvistati.

Ripartiti da Etretat abbiamo percorso la strada D982 che corre lungo la Senna (nel senso contrario al fiume), fermandoci di tanto in tanto tra paesini lungo la riva del fiume e abbazie antiche.

La prima sosta l’abbiamo appunto fatta all’Abbazia del Valasse, una ex abbazia cistercense con un bellissimo parco intorno per passeggiare e andare in bici. La vista sull’abbazia fa pensare a primo impatto ad un palazzo signorile, invece fu fondata nel 1169 da Guglielmo II e nel corso dei secoli subì diverse trasformazioni e ampliamenti, diventando un importante centro spirituale e culturale nella regione, mantenendo lo stile gotico della sua costruzione.

Proseguendo ci siamo poi fermati a Villequier, un piccolo e tranquillissimo paesino fluviale lungo la Senna, dove abbiamo camminato lungo la via pedonale lungo la riva del fiume dove si affacciano le antiche case bohemniene tra cui spicca quella di Victor Hugo, oggi sede di un museo a lui dedicato.
Sempre sul lungofiume si trova la sua statua, rivolta tristemente verso il punto in cui annegarono sua figlia con il marito, pochi mesi dopo il loro matrimonio.

Una sosta veloce per pranzo a Caudebec-en-Caux per poi fermaci successivamente in una delle più belle abbazie viste durante questo viaggio, l’abbazia di Jumièges.

Si tratta di un’abbazia benedettina fondata nell’VIII secolo, una delle più antiche e importanti abbazie della Normandia. Il suo stile romanico-gotico la fa contraddistinguere per la sua imponenza che emerge nonostante i saccheggi e gli incendi subiti già pochi anni dopo la sua costruzione fino alla parziale distruzione subita durante la Rivoluzione Francese.

Oggi le sue rovine (sono ancora in piedi le torri, l’arco di una navata e le mura) sono conosciute come “le più belle rovine di Francia“.

Nel pomeriggio siamo arrivati a Rouen, il capoluogo della regione Normandia e una delle città più antiche e ricche di storia.
Ciò che la rende più famosa è la sua cattedrale, il centro medioevale in gran parte ricostruito dopo i bombardamenti dello sbarco in Normandia e il suo legame con Giovanna D’Arco.

Cosa vedere a Rouen:

  • la Cattedrale di Notre-Dame, uno dei simboli più riconoscibili della città. L’edificio di architettura gotica ha ispirato molti artisti, incluso il famoso pittore Claude Monet: la magnificenza della facciata decorata, le alte guglie e le imponenti vetrate creano un’atmosfera mistica all’interno della cattedrale. All’interno, tra le tante opere presenti, si trova una cappella dedicata a Giovanna D’Arco, la statua e il reliquario di Riccardo Cuor di Leone. Anche qui come a Bayeux siamo stati molto fortunati e abbiamo visto un bellissimo spettacolo di luci sulla facciata della chiesa.
  • Gros Horloge: l’orologio astronomico, un’opera d’arte meccanica del XIV secolo che ancora funziona, e che un tempo si trovava sul campanile gotico delle cattedrale. Nel 1500 fu spostato per farlo vedere meglio. Molto bella la via in cui si trova, piena di case e negozi tradizionali.
  • Chiesa di Saint-Maclou: questa chiesa gotica è un altro esempio di architettura eccezionale della città. Subì pesanti danni durante i bombardamenti del ’45 e fu riaperta solo negli anni ’80.
  • L’Aitre Saint-Maclou, un cimitero e ossario costruito quando la popolazione della città fu colpita dalla peste. La parte bassa è sostanzialmente un chiostro, i piani che vi si affacciano erano invece usati per esporre i corpi. Oggi sembra un tranquillo scorcio di case a graticcio ma se vi soffermate a osservare troverete tanti dettagli macabri tra cui anche un gatto mummificato.
  • Place du Vieux-Marché: oltre ai tanti ristoranti, è il luogo in cui Giovanna d’Arco fu processata e bruciata al rogo nel 1431. Oggi, si può vedere il Memoriale di Giovanna d’Arco, che commemora la vita e il martirio di questa figura storica.
  • Palazzo di Giustizia: un magnifico edificio in stile gotico e rinascimentale che ospita il tribunale di Rouen
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    Dove mangiare a Rouen

La Tarte Tatin: un posticino sfiziono per assaggiare la famosa torta accompagnata da un ottimo sidro. Situato nelle stradine centrali con tavoli all’aperto.

Normandia e Bretagna in macchina – Giorno 12

Finita la nostra visita di Rouen al mattino presto, siamo ripartiti. In serata siamo arrivati a Parigi ma lungo la strada abbiamo ancora tante tappe da scoprire.

La prima sosta l’abbiamo fatta al castello di Gaillard, un’imponente fortezza medievale situata sopra una scogliera, a Les Andelys. Fu costruito tra il 1196 e il 1198 da Riccardo Cuor di Leone per proteggere il confine normanno dell’Impero dall’espansione del regno di Francia. Il castello presenta un’architettura difensiva eccezionale: è posizionato strategicamente su una scogliera di calcare che sovrasta la valle della Senna e le sue mura sono costituite da pietra e presentano torri cilindriche e quadrate, merli e balestriere. Ha una forma triangolare, con una torre principale situata all’angolo che ospitava la sala del tesoro e il quartier generale del castello. Dopo la morte di Riccardo, Enrico IV ne ordinò la distruzione ma non riusci ad abbatterlo tanto erano solide le sue mura.

Si sale a piedi dall’unico sentiero che parte da Petit Andely.

Proseguendo in direzione Parigi, siamo arrivati all’ultima tappa del nostro itinerario tra Bretagna e Normandia in macchina: Giverny, residenza e il luogo d’ispirazione dell’artista impressionista Claude Monet.

Lasciata l’auto nel parcheggio fuori dal paese, un sentiero ci ha condotti sulla via principale dove si affacciano le principali cose da vedere.

Abbiamo visitato la Fondazione Claude Monet, che comprende la sua casa e i bellissimi giardini fioriti e la chiesa nel cui cimitero adiacente è sepolto appunto l’artista.

Non abbiamo vistato invece il museo degli Impressionsti perchè la maggior parte dei quadri famosi di Monet si trovano a Parigi al Museo D’Orsay e all’Orangerie.

La casa di Monet si affaccia sul fiume con i muri rosa e le persiane verdi e si può definire anche nella sua struttura esterna e nella composizione interna, una vera opera d’arte.
I colori sono la cosa che chiaramente ci hanno colpito di più, colori che certamente ripercorrono la vita del pittore tra gioie e tormenti, periodi bui e spensieratezza. Ogni stanza ha infatti un colore predominante: la sala da pranzo gialla, la cucina ha le piastrelle azzurre, lo studio i toni del marrone, la stanza da letto è rosa.

Ma la parte sicuramente più incantevole è costituita dai gardini che in primavera ed estate raggiungono sicuramente il loro massimo splendore. Monet trascorse gran parte della sua vita a creare e curare questi giardini, che sono diventati famosi per le loro vivaci composizioni floreali e i laghetti di ninfee. Pensate che fece addirittura deviare il corso del fiume Epte per alimentare il suo giardino in stile giapponese ricco di ponticelli e di canali e qui piantò le ninfee, protagoniste dei suoi celeberrimi quadri. Amava così tanto dipingerle che incaricò una squadra di giardineri di curarle e assicurarsi che fiorissero per gran parte dell’anno, in modo da poter avere sempre a disposizione uno scorcio del laghetto da dipingere nei suoi quadri. Ad oggi sono oltre 250 i quadri che le riproducono.

Infine abbiamo passeggiato per il piccolo paese, che in fondo, se non fosse stato per Monet sarebbe probabilmente rimasto anonimo e che oggi parla di lui in ogni angolo.

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Da Giverny siamo ripartiti in direzione Parigi, ultima tappa di questo viaggio.

Piaciuto il nostro itinerario? Ne avete in programma uno simile? Raccontatemelo nei commenti.

 

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#TravelDreams2016 e che siano di buon auspicio

Ho letto i #TravelDreams2016 su non so quanti blog, ho viaggiato in su e in giù per il pianeta talmente tanto che alla fine mi sono detta: perchè non scrivere anche i miei? Magari saranno davvero di buon auspicio o soltanto di spunto per qualcuno.. Intanto lo saranno per me, quest’anno voglio andare oltre, il 2015 ha portato via tanto alla mia famiglia e per questo nuovo anno voglio andare in giro a riprendermi un pò di serenità.

Quindi, grazie al bellissimo progetto di Farah di Viaggi nel cassetto, Manuela di Pensieri in viaggio e Lucia di Respirare con la pancia comincio subito ad elencarvi i #traveldreams2016 che spero di realizzare con mio  figlio ( e ovviamente mio marito eh..)

Settimana Bianca

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Sarà il primo e prossimo obiettivo del 2016. Al rientro dal Capodanno in Valtellina e sul trenino rosso, mi sono ripromessa di darmi da fare. Non sono un’esperta di montagna, vengo dal mare del Sud e ho messo gli sci ai piedi per la prima volta l’hanno scorso (se vuoi vedere come è andata, leggi qui) , ho un marito che invece la montagna la conosce e gli sci ai piedi li porta da quando è nato. MA e dico ma, anche quest’anno mi ha detto “Inizi a guardare tu dove andare?” E qui si apre un mondo… l’anno scorso, leggendo blog su blog, ho trovato una soluzione perfetta: Folgaria! Paesino delizioso, un sacco di attività sulle piste e impianti perfetti per tutti: per esperti sciatori (vd mio marito), 33enni alla loro prima lezione (IO) e 4enni felicemente spericolati (leggi: mio figlio) che dopo la prima lezione scendevano giù con il maestro che urlava “Simooo, fai la fetta di pizzaaaa” (leggi: fai lo spazzaneve e non scendere ad uovo anche se ti piace!). Passo Coe, l’Hotel Vittoria e tutte le persone che abbiamo conosciuto, ci sono rimaste nel cuore!
Per quest’anno, vorrei chiaramente rimanere in Trentino o in Alto Adige e sono a caccia di posti adatti ai bambini…avete qualcosa da suggerirmi?

Vietnam

Vi pare un #traveldreams2016 troppo azzardato per una famigliola con un bimbo di 4 anni e mezzo?
Lo pensavo anche io, anche se il Vietnam ce l’ho in mente da tanto e in Oriente ci vorrei proprio tornare. Ma poi a settembre ho partecipato ad una serata organizzata dalla mia adorata On the road libreria con ospiti 3 illustrissime travel blogger e ognuna di loro  ci ha parlato del loro viaggio più bello. Fra queste, Cristina di In Ogni Viaggio ci ha parlato del suo viaggio in Vietnam e del suo amore per questo paese e  suoi abitanti, dicendo di aver incontrato lungo il suo itinerario tante famiglie con bambini anche piccoli. (cit. Il Vietnam é un paese ancora poco turistico, tutto da scoprire e con un popolo che sorride ai turisti). Allora ho drizzato le antenne e ho rimesso in pista la mia voglia di Vietnam, ho letto i post di Francesca Cioccoloni di Non chiamatemi Turista che con marito e figlio, della stessa età del mio, hanno visitato questo paese e sul loro blog spiegano come hanno fatto e come si sono organizzati. Chissà che non si riesca ad organizzare una volta per tutte!

Mantova

Un week end lungo in una bella città italiana che ho molta molta curiosità di visitare per conoscere la storia e i retroscena della famiglia Gonzaga, dopo che un anno fa siamo stati a Ferrara. Mi piacerebbe visitarla di inverno però, magari sempre in periodo natalizio, con l’atmosfera e le lucine che rendono le città più magiche. Non so se però può essere la stagione giusta per fare una bella gita in barca sui laghi.

USA – 4 volte on the road

E qui si va sul sicuro… 2 dei miei 3 on the road negli Stati Uniti, li ho fatti con mio figlio: il primo quando aveva 1 anno e mezzo,  da Denver fino allo Yellowstone, attraversando il vecchio West e il secondo a 3 anni nel New England.  Credo non ci sia posto dove stare più tranquilli per attrezzature a disposizione ovunque, attrazioni e divertimento per i più piccoli. Aggiungici una natura mozzafiato e cittàche offrono tantissimo, direi che è fatta. Considerando che i grandi parchi sono stati già obiettivo del nostro primo viaggio negli Stati Uniti (prima che nascesse il pupo), ho in mente due itinerari, completamente diversi l’uno dall’altro, ma altrettanto elettrizzanti. Il primo nasce dall’essere mamma, vorrei percorrere la highway della Pacific Coast da San Francisco fino alle spiagge dell’Orange County per portare mio figlio a Disneyland Paris  nel parco dove Topolino è davvero nato.  E per finire vorrei spingermi più a sud fino a San Diego e oltre, sconfinando a Tijuana in territorio messicano.

Il secondo è molto più “avventuroso” e in questi giorni me lo sento proprio dentro grazie al libro che sto leggendo: “L’America in Vespa” di Giorgio Serafino che insieme alla sua fidanzata e al Generale Lee (leggi: 50Special) hanno percorso tutta la route 66 da Chicago a Los Angeles. Noi ne abbiamo percorso solo una cinquantina di km durante uno dei nostriviaggi ma il fascino di questa strada lo abbiamo percepito tutto: collezionisti di ogni genere celati dietro vecchie stazioni di servizio, piccoli centri abitati con veri saloon, auto d’epoca parcheggiate lungo la strada. Insomma un viaggio veramente “on the road” lungo, forse faticoso ma così affascinante.

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Copenaghen e dintorni

Mi piacerebbe tornare in Danimarca dopo il mio Erasmus (ormai lontano) fatto nel 2003 a Lund (sud della Svezia), durante il quale ho visitato spesso questa città e la costa della Danimarca. La primissima volta con mamma e papà, l’avevo vista in un gelido capodanno che rendeva giustizia al fascino di questa città ma mi rendo conto sia stato poco agevole visitarla in condizioni climatiche avverse. Perciò mi piacerebbe tornarci con mio marito e mio figlio che invece non ci sono mai stati, in primavera, quando la Danimarca sboccia, passeggiare lungo il Nyavn, perdermi dentro il parco di Tivoli che non sono mai riuscita a trovare aperto, fotografare la Sirenetta senza rischiare di rimanere congelata accanto a lei. Da lì vorrei poi spingermi fino alla costa nord e affacciarmi dal castello di Kronborg, meglio conosciuto come il castello di Amleto dove Shakespeare ambientò il suo dramma. Chiaramente non ripartirei senza prevedere una giornata di sosta a Legoland dove il piccolo viaggiatore potrebbe sicuramente divertirsi (in realtà non solo lui, credo..)

 Che dite ho sognato troppo in grande?

Facciamo così, siccome è oggettivamente improbabile che io riesca ad esaudire tutti i miei #traveldreams2016, va bene lo stesso se a fine anno ve ne avrò raccontato almeno uno di questi? 🙂